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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia e da La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 7 maggio 2005

dal Nuovo Quotidiano di Puglia del 07/05/05

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La vittima è un poliziotto di Veglie

Scontro frontale: un morto e 5 feriti

Erano diretti a casa dopo le nozze a Matera di un collega

VEGLIE - Dalla festa alla tragedia nel giro di trenta minuti, tanti quanti ne erano trascorsi dal brindisi per celebrare le nozze del loro giovane collega. Una tragedia che si è consumata nel buio della notte su una strada-killer, la Laterza-Castellaneta, percorso obbligato, sulla statale "Appia", per il ritorno a casa, nel Salento. Un ritorno che non c'è stato per Giovanni Tarantino, 45 anni, di Veglie, ispettore di polizia in servizio nella questura di Brindisi. L'uomo è morto sul colpo in seguito ad un incidente stradale nel quale sono rimasti coinvolti anche sua moglie, una coppia di amici di Arnesano (un collega, Claudio Perrone, 49 anni, e la moglie) e due giovani tarantini, entrambi di Laterza, che viaggiavano su un'altra vettura.

Il bilancio dell'incidente poteva rivelarsi ancora più drammatico, come hanno riferito i soccorritori subito accorsi sul posto, tra cui i vigili del fuoco, che hanno dovuto estrarre dalle lamiere contorte delle due auto entrate in collisione i corpi delle sei persone a bordo.

Secondo una prima ricostruzione dell'incidente operata dai carabinieri della Compagnia di Castellaneta, al comando del capitano Massimiliano Conti, l'incidente è accaduto poco dopo la mezzanotte, tra giovedì e ieri. Uno scontro frontale, un impatto violento tra due auto: una Fiat Croma e una Volkswagen Golf. La prima vettura, che viaggiava in direziono di marcia Castellaneta, era condotta dall'ispettore di polizia Claudio Perrone. Al suo fianco Tarantino e, dietro, le rispettive consorti: Teresa Mare, 42 anni, nata a San Cesario e residente ad Arnesano, e Maria Carrozzo, 42 anni, di Veglie. Fortuna che i rispettivi figli fossero rimasti a casa. Nella Golf, invece, viaggiavano Leonardo Gallitelli, 29 anni, e una sua amica Maria Bozza, 24 anni, di Laterza.

Tremendo l'impatto, tanto che una delle due auto è stata sbalzata letteralmente dal manto stradale per finire nell'adiacente campagna. Dal conducente della prima auto di passaggio, attraverso un telefono cellulare, il primo sos ai carabinieri di Castellaneta e al "118". Una scena agghiacciante per l'automobilista di passaggio, peraltro impossibilitato a prestare subito soccorso in quanto i corpi delle persone rimaste coinvolte nelle due auto erano rimasti impigliati nelle lamiere.

Ma i soccorsi sono stati ugualmente tempestivi, grazie a un immediato raccordo fra la Compagnia dei carabinieri di Castellaneta, i vigili del fuoco del distaccamento di Castellaneta e le postazioni del "118" del versante occidentale "della provincia jonica. I vigili del fuoco hanno provveduto a liberare tutti e sei i corpi dalle vetture e i sanitari, giunti sul posto con alcune autombulanze, a trasferirli all'ospedale "Santissima Annunziata" di Taranto. Soltanto per Maria Bozza, le cui condizioni apparivano decisamente migliori, si provvedeva al trasferimento nel vicino ospedale civile di Castellaneta (la ragazza è stata giudicata guaribile in una decina di giorni).

Decisamente gravi si sono presentate le condizioni degli occupanti delle vetture. Per Giovanni Tarantino i sanitari non hanno potuto far altro che constatare l'avvenuto decesso. Prognosi riservata per la moglie dello sfortunato poliziotto, Maria Carrozzo, e per il conducente della "Golf, Leonardo Gallitelli, mentre per Claudio Perrone e sua moglie,  Teresa Mare, i sanitari si riservavano una prognosi di alcune settimane.

Quanto alle cause dello scontro frontale, i rilievi eseguiti da carabinieri stabiliranno se e quale delle due auto ha eventualmente invaso l'altra corsia. Un colpo di sonno? Uno sconfinamento di carreggiata dovuta all'elevata velocità o alla scarsa conoscenza della strada? Sono alcuni degli interrogativi alla base del lavoro avviato dai carabinieri per fare luce su un terribile schianto che ha trasformato in tragedia una serata di festa.

I due ispettori di polizia in servizio presso la questura di Brindisi erano stati invitati al matrimonio di Nicola Giordano, un giovane agente materano in servizio pure a Brindisi, alla sezione "Volanti". Terminata la festa, il rientro. Circa tre ore di viaggio per lasciare Matera e raggiungere Arnesano e Veglie. Ma di quel viaggio restano solo trenta minuti di strada, tra Matera e Castellaneta. Poi, il terribile schianto.

 

Il dolore del capo della Questura. Gran parte del personale presente alle esequie

«Una notte terribile per noi»

In pullman per i funerali

VEGLIE - «La telefonata è arrivata alle 2 di notte. Sono partito subito. Prima ho visitato l'ispettore Claudio Perrone nell'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, poi sono andato all'obitorio di Castellaneta dove si trovava il corpo senza vita dell'ispettore Tarantino. Una notte terribile per tutti noi». Il questore di Brindisi Pietro Ieva è stato tra i primi a parlare con Claudio Perrone, capo turno del servizio volanti, addetto alla sala operativa di Brindisi, colui che valuta le telefonate che arrivano al numero di emergenza 113. «Stava abbastanza bene, riusciva a parlare nonostante il dolore», ha spiegato il questore. «La questura di Brindisi è in lutto per questa tragedia che ha colpito tre famiglie. So che anche il ragazzo che guidava la Golf è in condizioni critiche».

«Siamo stati noi ad avvertire i familiari dei nostri due ispettori e non è stato facile», continua il questore Ieva. «Sono in tanti qui a voler partecipare ai funerali di Tarantino a Veglie: molti poliziotti delle volanti che hanno lavorato al suo fianco per anni, ma anche agenti ed ispettori di altre sezioni. Io ci sarò. Voglio dare l'ultimo saluto all'ispettore Tarantino. Stiamo organizzando anche un pullman oltre a diverse auto. Tarantino era un ragazzo esemplare, preciso, educatissimo, molto professionale. Che si sappia che era un grande punto di riferimento per chi opera nella questura di Brindisi. Era molto legato a Perrone, sono sempre stati nello stesso turno: uno in giro per la città con la volante, l'altro in sala operativa. Una coppia affiatatissima. Ed era loro amico anche il giovane agente Nicola Giordano. Si è appena sposato a Matera, ma l'ho ritrovato sia in ospedale che all'obitorio. Un bel gesto. Non ha esitato a mettersi in auto e a raggiungere i luoghi della tragedia». «Tarantino era un ragazzo d'oro, eccezionale e non sono abituato a dire frasi retoriche: è la verità», conclude il questore. «Uno dei migliori poliziotti della questura di Brindisi».

di T. S.

 

Il silenzio dei compagni di mille avventure al capezzale dell'ispettore sopravvissuto

Una pietosa bugia in ospedale l'ultima attenzione degli amici

 

VEGLIE - Non sopportava la scrivania. Preferiva girare per le strade, per controllare ogni angolo della città, per beccare ladri e spacciatori, per fare da deterrente, con quell'auto della polizia, a "idee" criminali di ogni tipo. Lui, Giovanni Tarantino, ispettore delle volanti della questura di Brindisi, era in stretto e continuo contatto con Claudio Perrone, suo coetaneo, suo collega, che gli rispondeva dalla sala operativa. Stesso turno di lavoro da sempre. E la coppia funzionava. La loro amicizia aveva coinvolto le famiglie. Le rispettive mogli si conoscevano e si frequentavano. Forse per questo motivo i colleghi che per primi l'altra notte avevano raggiunto Perrone in ospedale a Taranto, non avevano avuto il coraggio di dirgli che il suo compagno di lavoro era morto. «Ce lo chiedeva ogni due minuti», ha detto nel pomeriggio di ieri Vincenzo Zingaro, capo della Digos di Brindisi. «Diceva: "Ma Giovanni come sta, se l'è cavata? Che ferite ha?". Nessuno di noi aveva avuto il coraggio di dirgli la verità. Ha le braccia e una rotula fratturate, il volto tumefatto. Ma a quest'ora spero che qualcuno gli abbia detto ciò che è accaduto davvero».

Giovanni Tarantino si arruolò nella polizia quando aveva appena 18 anni, nel 1978 e da allora non aveva mai smesso di indossare la divisa. Era stato a Torino, come agente, dal 1979 al 1988. Poi era tornato nella questura di Brindisi dove sino al 1999 aveva ricoperto il ruolo di viceispettore. Un breve periodo trascorso a nella questura di Napoli per poi tornare a Brindisi con la qualifica di ispettore della sezione Volanti. «Una brava persona, molto educata e a modo, efficiente e veloce, non si faceva ripetere due volte la stessa cosa, un bravo collega», dice Gianluigi Lenti, capo da poco tempo della sezione Volanti. «Al funerale ci sarà una forte presenza dei colleghi. Giovanni e Claudio erano amici fraterni, come Castore e Polluce. Giovanni era anche un abile motociclista della polizia. Come dirigente della polizia non avrei potuto avere collaboratore migliore. Lui e Claudio avevano un buon rapporto anche con il giovane collega Nicola Giordano ed erano stati invitati al suo matrimonio a Matera: tra persone per bene la stima reciproca è automatica, naturale». «Mi hanno telefonato di notte», continua il dottor Lenti. «Sapevo che il soccorso era stato difficile perché erano rimasti incastrati tra le lamiere e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco: una tragedia nella tragedia».

«E' stato un brutto colpo per tutti noi», ha dichiarato Francesco Barnaba, sino a poco tempo fa a capo del servizio Volanti e ora vicecapo della squadra mobile di Brindisi. «Lo conoscevo bene. Gli piaceva stare su strada e aveva un rapporto di amicizia davvero speciale con l'ispettore Perrone. Un'intesa invidiabile sia nel lavoro che nella vita anche perché erano entrambi della provincia di Lecce ed erano coetanei: una coppia fissa. Nicola Giordano, il ragazzo che si è sposato, era una compagno di lavoro di Tarantino. Giravano in coppia per le strade della città».

di Tea Sisto

 

Lo strazio dei parenti per la fine di Giovanni. Oggi i funerali

Giovane e già nonno

«Un tipo eccezionale il più bravo di tutti»

 

VEGLIE - Ci aveva pensato un po', Giovanni Tarantino, prima di partire per la Basilicata, l'altro giorno. Poi un calcio agli impegni e via, in auto, con Claudio, il collega, e le rispettive mogli, alla volta di Matera, per festeggiare, giovedì scorso, il matrimonio di quell'altro compagno di lavoro che tanto aveva insistito per avere accanto, nel giorno più bello, i colleghi di turno. Ed era stata festa, alla grande, tutti insieme, prima di tornare sulle volanti, in Questura, a Brindisi. Un viaggio lampo, finito in tragedia.

Ad attendere il ritorno del feretro, in quell'abitazione di via Damiano Chiesa, ieri mattina tardi, l'intero paese, gli amici e i colleghi, compagni di vita e di viaggio, raggiunti nel cuore della notte dall'inattesa notizia di quella tragedia dell'asfalto consumatasi a pochi chilometri da Taranto, quando il più della strada era ormai fatto. Un colpo, taciuto per quanto possibile, al resto della comitiva - tutti al momento ricoverati - per non aggiungere dolore a dolore, almeno per ora. Eppure la sua eco si è propagata sino alla città lucana, raggiungendo il poliziotto neosposo, incredulo, distrutto. Ha avuto un malore, non riuscirà ad essere a Veglie per i funerali di Giovanni, fissati per le 16 di oggi. Che dire quando la morte giunge inattesa così, tranciando di netto il cammino della gente? Mille parole, come il silenzio potrebbero avere il gusto amaro della retorica. Potrebbero. Ma non si può tacere quando centinaia di persone invadono un'abitazione listata a lutto, assiepate, strette strette, in ogni angolo a testimoniare che chi è andato via doveva essere davvero speciale.

«Un tipo "tosto" - commenta Fabio Zuccalà, poliziotto in servizio a Brindisi e vicepresidente dell'associazione di Protezione civile "Lima Bravo Onlus" di Leverano - che non si è mai tirato indietro davanti a nulla tanto da iscriversi, nel '93, alla nostra associazione di volontariato, presieduta, tra l'altro, da un terzo collega, Giuseppe Zecca, per 15 anni alle Volanti con Giovanni». L'uomo ha la voce emozionata, ma ferma. È un fiume in piena: «Ne abbiamo vissute di avventure insieme, noi tre. Come poliziotti, come amici, come volontari. Nel '97 in Umbria per il terremoto, l'anno dopo a Sarno per l'alluvione, e tre anni fa in Molise, a San Giuliano. A fine mese saremmo andati insieme a Bari in occasione del congresso eucaristico. Giovanni era indubbiamente il migliore nel suo campo, un autista eccellente. E poi era un ottimo marito, padre, nonno. Un grande uomo».

Era diventato nonno da poco, l'ispettore. La figlia maggiore, Valentina, parrucchiera con il marito a Campi, sposatasi giovanissima nell'ottobre 2003, gli aveva dato da qualche mese un nipotino. Il figlio più piccolo, di 17 anni, è invece studente.

di F. Pac.


da La Gazzetta del Mezzogiorno del 07/05/05

Scontro frontale fra due autovetture sulla statale 7, nel tratto compreso tra Laterza e Castellaneta

Schianto nella notte, un morto
Tarantino, ispettore di polizia, non ce l'ha fatta. Ferita la moglie
 

VEGLIE - Schianto mortale la scorsa notte sulla statale 7, nel tratto compreso tra i Comuni di Laterza e Castellaneta, alle porte della città del divo di Hollywood, Rodolfo Valentino. A perdere la vita è stato il 45enne Giovanni Tarantino, un ispettore di polizia originario di Veglie attualmente in servizio alla Sezione «Volanti» della questura di Brindisi.

Stando alla ricostruzione della dinamica dell'incidente ricostruita dai carabinieri della compagnia di Castellaneta diretta dal capitano Massimiliano Conti, erano quasi le due di notte, quando la Fiat Croma sulla quale viaggiavano Tarantino, la moglie originaria di Brindisi ed altre due persone, più esattamente un collega di lavoro e la consorte, si è scontrata frontalmente con una Volkswagen Golf, diretta a Laterza, a bordo della quale si trovavano due giovani del luogo.

Nell'impatto, assai violento, ad avere la peggio è stato proprio il poliziotto nativo di Veglie, che è rimasto incastrato fra le lamiere. Malgrado il pronto intervento dei vigili del fuoco e del personale sanitario del servizio di pronta emergenza 118 di Castellaneta, per l'ispettore di polizia non c'è stato purtroppo nulla da fare, perché è spirato poco dopo che l'ambulanza ha intrapreso a tutta velocità ed a sirene spiegate, la corsa in direzione dell'ospedale.

In prognosi riservata nel nosocomio «Santissima Annunziata» di Taranto, è stata ricoverata la moglie, che ha riportato fratture su tutto il corpo; a quanto è dato di sapere, la donna non verserebbe comunque in pericolo di vita. Lievi ferite, invece, per gli altri due occupanti della Croma. A bordo della Golf c'era invece il 29enne laertino Leonardo Gallitelli, che ora è ricoverato in prognosi riservata per un trauma facciale, e come si diceva un altro giovane, che guarirà invece in dieci giorni. Giovanni Tarantino e le altre tre persone che viaggiavano con lui stavano facendo rientro a casa da Matera, dove avevano partecipato ad un matrimonio.

Dal Nuovo Quotidiano di Puglia e di domenica 8 maggio 2005

Ieri i funerali dell'ispettore, in servizio a Brindisi, morto in uno scontro frontale

Un infinito corteo di dolore l'ultimo addio al poliziotto

 

VEGLIE - Piazza Umberto I pareva quasi una bella signora, composta ed elegante, nel luccichio dei basoli nuovi alla canicola, ieri. Silenziosa e mesta, pronta ad accogliere il corteo che accompagnava il feretro dell'ispettore Giovanni Tarantino, atteso per le 16 nella chiesa matrice "Santi Giovanni e Irene" di Veglie per il commiato. Quello più triste e doloroso, quello degli amici e dei parenti che vedono un congiunto uscire di casa per sempre, e senza prendere le chiavi del portone che ormai non servono più. Nella calura di una primavera ormai esplosa, appena accarezzata dal soffio della tramontana, correvano le voci, basse come gli sguardi, della gente che man mano, in piccoli gruppi o uno alla volta, arrivava alla spicciolata, per lo più a piedi, stringendosi poi nella viuzza che costeggia la parrocchia, all'ombra, e ancora tra gli scanni sotto la navata centrale del tempio. Una parola sola, scontata forse ma emblematica: «Peccato!».

Lo si dice, è ovvio, quando una vita viene recisa così e ogni comprensione, ogni spiraglio di fede, cede il passo alla rabbia e alle domande. Che sia destino o meno, che importa. Di certo, solo un nome in più sulla lista nera delle vittime della strada. Giovanni Tarantino, poliziotto delle volanti in forza alla Questura di Brindisi, se n'è andato proprio così, giovedì notte, a 45 anni, a pochi chilometri da Taranto, su un tratto d'asfalto dove ora restano solo vetri rotti e fiori. Tornava con un collega, Claudio Perrone, di Arnesano, e le rispettive consorti, da Matera, dove aveva brindato al matrimonio di un altro compagno di lavoro. Un'auto di fronte alla loro, dopo un dosso, che forse aveva sorpassato in curva. Il botto. La morte.

Sua moglie, Maria, è in ospedale, grave. Hanno dovuto dirle della tragedia e lei ha chiesto le foto, quelle del funerale, gli ultimi scatti che in un modo o nell'altro ritraggono il marito. Valentina e Alessandro, i figli, le hanno promesso che gliele faranno avere, presto. Sarà contenta - magra aspra consolazione, certo - Maria, di sapere che tutta Veglie e non solo, ieri, s'è fermata per tributare i giusti onori a Giovanni.

Gente di tutte le età, uomini e donne, parenti, colleghi di Brindisi e Lecce, lo stesso questore di Brindisi, volontari di protezione civile - con i quali collaborava da dodici anni -, sconosciuti. Tutti incredibilmente vicini, uniti dal filo sottile eppur robusto della commozione e dello strazio. Le campane della chiesa hanno cominciato a suonare poco dopo le 16, scandendo l'arrivo del feretro portato a spalla da sei poliziotti lungo le vie cittadine, con passo lento e cadenzato e occhi lucidi. Eppure fermi, forti come tronchi d'albero pur scalfiti nell'intimo, perchè Giovanni avrebbe voluto così. Due gabbiani in volo sul cielo della piazza,  una serie di corone di antorium e fiocchi viola e un cagnolino zoppo, Maria, un bastardino onnipresente quando c'è un funerale, spianano la strada a Gianni.

La folla si distribuisce tra la chiesa, le strade vicine e largo Sant'Irene, alcuni colleghi si sistemano lungo le due sponde della viuzza quasi a proteggere l'amico, ad onorarlo ancora di più, se si può.

Varca la soglia e a don Amelio de Filippis va il difficile compito di parlare, spiegare, consolare. «Immaginiamo il nostro fratello già felice e sorridente in un'altra vita», dice, ma le lacrime vanno da sè, passano tra i fiori e il silenzio, nella chiesa e fuori, dove in molti seguono la celebrazione grazie all'ausilio di un altoparlante. L'addio viene scritto con l'incenso, che si diffonde amarognolo insinuandosi amico e mescolandosi ai respiri lenti come agli affanni. La bara esce piano, incerta, sulle spalle provate... Accanto alla parrocchia - è un caso - un gruppetto di bimbi con gli zainetti in spalla immersi nel loro chiacchiericcio. Sono il futuro. Davanti ad una vita che s'è fermata, sono la vita che deve continuare.

di Fabiana Pacella

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