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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 12 Febbraio 2010 (di Rosario Faggiano)

Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar che legittimava una variante al Prg del Comune di Salice Salentino

Fotovoltaico, i giudici aprono le porte ai micro impianti nel centro abitato

Il ricorso presentato dagli avvocati Maria Faggiano e Antonio Malerba capovolge la sentenza del Tar di Lecce

 

SALICE- Il Consiglio di Stato riapre la possibilità d'installare piccoli impianti fotovoltaici senza vincoli di distanza minima dal centro abitato. Ed ora il paese rischia di essere circondato da un'infinità di centrali con potenza inferiore a i mw.

Nei giorni scorsi, il supremo organo di giustizia amministrativa, su ricorso presentato dagli avvocati Maria Faggiano e Antonio Malerba, con apposita ordinanza ha capovolto, sospendendone l'efficacia, una precedente sentenza del Tardi Lecce.

I due legali hanno agito per conto di alcuni privati che nel 2008, a seguito dell'adozione da parte del Consiglio di una variante al Prg contro il fotovoltaico "selvaggio", si erano visti negare il nulla osta comunale per la realizzazione dei rispettivi progetti previsti in aree troppo a ridosso del centro abitato (entro un raggio di 2 chilometri), oppure in fasce di rispetto di 300 metri da altri analoghi impianti.

In un primo momento il Tar aveva riconosciuto la legittimità dell'operato del Comune sostenendo che l'Amministrazione, regolamentando la materia, aveva provveduto «a salvaguardare gli interessi urbanistici, paesaggistici ed economico-imprenditoriali» locali; il tutto, peraltro, senza precludere ai privati la possibilità d'installare piccoli impianti ad una certa distanza dal paese e su terreni destinati a seminativo o a pascolo.

Il Consiglio distato, invece, ha ritenuto l'appello dei ricorrenti «assistito da sufficienti elementi di fondatezza, in quanto la variante adottata, insieme con le misure di salvaguardia applicate, paiono porsi in contrasto con gli obiettivi posti in sede comunitaria di adottare misure appropriate atte a promuovere il consumo di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili».

«Al di là del caso concreto - dice l'avvocato Malerba - l'importanza di questa ordinanza è di portata nazionale. Il Consiglio di Stato, infatti, ha affermato che la variante e le misure di salvaguardia adottate dal Comune si pongono in contrasto con gli obiettivi comunitari. In sostanza, in materia di energia, è compito degli enti pubblici ridurre gli ostacoli normativi e non di complicare le procedure amministrative».

A quanto è dato sapere, all'udienza del Consiglio di Stato che ha determinato l'emissione dell'ordinanza in questione, non avrebbero preso parte i legali del Comune.

Naturalmente, dopo questa prima fase del giudizio di appello, è previsto l'esame di merito del ricorso. A Salice, secondo i dati disponibili, attualmente ci sarebbero circa 70 diversi progetti di mini-impianti in attesa di nulla osta comunale.

 

Rosario Faggiano

> Visualizza Ordinanza Consiglio di Stato <

(Documento inviato da avv. Antonio Malerba)

 

Commento dell'avv. Antonio Malerba

“L’importanza di questa ordinanza al di là del caso concreto è di portata nazionale. Poiché il Consiglio di Stato ha affermato che la variante e le misure di salvaguardia si pongono in contrasto con gli obbiettivi comunitari.

In sostanza in materia di energia è compito degli enti pubblici ridurre gli ostacoli normativi, non complicarli ma accelerare le procedure a livello amministrativo. Il vero problema non è la variante o il comportamento del comune ma l’assenza a livello nazionale di chiari precetti di applicazione delle regole comunitarie (per cui ogni regione si è regolata secondo il suo giudizio e il giudizio della Corte Costituzionale come nel caso del Molise e dell’attesa pronuncia per la Puglia), ma soprattutto il fallimento della legge n. 31/2008 e di quella precedentemente la n. 1/2008 poi abrogata.

Il fallimento, nonostante alcuni spunti interessanti della legge (la DIA doveva permettere la velocizzazione delle procedure di rilascio per gli impianti fino ad 1 mw) è dovuto ad una carente tecnica legislativa, ma soprattutto alla mancata previsione di una procedura unica per ogni comune che regolasse diritti e doveri sia del singolo che delle amministrazioni pubbliche. Ed il caos che la Regione ha provocato con una carenza e insufficienza di norme e con la contraddittorietà ha causato di fatto il blocco dei piccoli impianti, consentendo la costruzione dei mega impianti. Occorre pertanto ripensare a breve ad una nuova legge regionale che regoli il settore dell’energia alternativa in Puglia.”

Antonio Malerba
 

 

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