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Dal Nuovo Quotidiano di Puglia di Mercoledì 9 Giugno 2010 (di Fabiana Pacella)

La struttura appartiene ad un uomo di Veglie

Fiamme di notte, il lido Togo Bay distrutto

 

TORRE LAPILLO - Fiamme distruggono l'ennesimo stabilimento balneare in provincia di Lecce. Solo un ammasso di carbone e ferraglia fumanti, questo resta del Togo Bay di Porto Cesareo, scelto nelle ultime estati da una nutrita fascia di giovani amanti del divertimento e delle coccole giacché in quel posto, nel cuore delle dune della macchia mediterranea costiera ci sono ottime prelibatezze da gustare, giochi in riva al mare, morbidi cuscini bianchi sui lettini e atmosfere tropicali. Anzi c'erano, è il caso di dire, giacché il rogo rogo ha distrutto tutto, danni per 3omila euro secondo una prima stima ma sicuramente la cifra è destinata a salire.

Il Togo Bay è di proprietà di Gigi D'Amato, 64enne di Veglie che lo gestisce da pochi anni insieme ai due figli. Si tratta di un lido di ultima generazione che sorge in località "Chiusurelle", a Padula Fede, sulla Torre Lapillo-Torre Colimena, a cavallo tra le province di Lecce e Taranto. La famiglia D'Amato, che vive in una villetta in via Della Pace, dopo anni di lavoro in Germania era rientrata nella terra d'origine aprendo quest'attività in riva allo Jonio, una trovata azzeccata che ora ha subito una brusca frenata. Proprio a stagione estiva ormai avviata, per quanto ancora nella spiaggia di fronte i titolari non avessero sistemato tutti gli ombrelloni. E l'incendio, infatti, divampato intorno alle 5 del mattino di ieri ha interessato il chiosco-bar nel quale lunedì erano state portate attrezzature nuove di zecca, otto congelatori e sette frigoriferi.

Le forze dell'ordine non si sbilanciano, i carabinieri della locale stazione non escludono il corto circuito ma il mistero sulle cause resta, per quanto anche le vittime abbiano dichiarato di non aver subito minacce e di non avere problemi con nessuno. I vigili del fuoco del distaccamento di Veglie hanno lavorato fino alle 9 del mattino, invano. Eppure pare strano che a quell'ora soprattutto uno sciocco banale incidente abbia potuto compromettere la stagione balneare degli imprenditori senza che nessuno si accorgesse di quanto stava accadendo in modo tale da intervenire in tempo utile.

Il rogo non è stato di lieve entità, i danni - la cui stima potrebbe salire - non sono coperti da polizza assicurativa, le lingue di fuoco hanno divorato la pedana in legno, l'intera struttura portante, arredi, bancone, suppellettili, stoviglie e attrezzatura di vario genere. In piedi è rimasta solo la passerella che dal vicino canale attraversando la macchia raggiunge attraverso un breve sentiero tra le piante, il chiosco.

Il timore che sullo sfondo vi sia la longa manus del racket che colpisce proprio le strutture ricettive in riva al mare è comprensibile. Solo lo scorso 24 maggio un altro episodio identico aveva riguardato il lido Varadero Beach di Gallipoli. Poco dopo, il 27 maggio, stessa sorte è toccata al uno stabilimento di Torre Specchia, sulla costa adriatica.

Sull'episodio di Torre Lapillo, intanto, la solidarietà del sindaco di Porto Cesareo Vito Foscarini ai proprietari del "Togo Bay".

Fabiana Pacella

 

Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 9 Giugno 2010 (di Toti Bellone)

Attentato all'alba distrugge il lido «Togo Bay»

 

 PORTO CESAREO - Uno dei più bei Lidi balneari di Porto Cesareo, distrutto dal fuoco. Proprio alla vigilia dell’apertura della nuova stagione estiva, domenica prossima, 13 giugno. Fortissimi i sospetti che si tratti di un’azione dolosa.

Il Lido in questione è il «Togo Bay di proprietà di Antonio D’Amato, 64 anni, di Veglie, che lo gestisce a conduzione familiare. Lo stabilimento balneare si trova ad appena due chilometri da Punta Prosciutto, e quindi a ridosso del confine di provincia con Taranto.

Si tratta di uno degli stabilimenti più a la page della fascia costiera dello Jonio, ed è assai frequentato anche dai leccesi.

E’ andato completamente distrutto: il chiosco per la vendita di generi alimentari e bevande, le pedane, gli arredi, i frigoriferi trasportati solo da poche ore. Tutto è andato in fumo.

I danni sono considerevoli e neppure coperti da assicurazione, anche perché ogni cosa era nuova di zecca.

Il rogo è stato scoperto dai due figli del proprietario, Ilario ed Emanuel D’Amato, che ieri mattina a prima ora hanno raggiunto l’estrema spiaggia della marina di Porto Cesareo per continuare a lavorare per l’allestimento della struttura.

Giunti sul posto, alla vista del Lido distrutto dal fuoco, hanno avvertito una stretta al cuore, ed hanno subito allertato il numero d’emergenza 112.

Sul posto sono subito accorsi i carabinieri della stazione cesarina e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di riferimento, quella di Campi Salentina comandata dal capitano Simone Puglisi.

Ricevuta la segnalazione d’allarme, i militari hanno fatto intervenire anche i vigili del fuoco del distaccamento di Veglie.

Sul posto, gli uomini dell’Arma ed i pompieri non hanno trovato elementi tali da far ricondurre con certezza il rogo all’azione dolosa. Ma è da credere che, dopo aver cosparso le pedane di benzina, i malviventi si siano allontanati portandosi appresso la tanica che doveva contenerla.

Che l’origine dell’incendio sia dolosa, pare inoltre avvalorato dal fatto che, così come hanno riferito i due fratelli ai carabinieri, l’energia elettrica era staccata.

Quale primo atto formale delle indagini, gli investigatori hanno ascoltato proprio i fratelli D’Amato. A quanto si sa, anche a nome del genitore, avrebbero risposto di non aver ricevuto minacce né richieste estorsive, ma di ritenere comunque che a qualcuno non vada a genio, che il «Togo Bay» torni ad aprire per il terzo anno consecutivo.

Toti Bellone

 

L'intervista: Parla Ilario D'Amato, uno dei gestori dell'impianto di famiglia

«Non ci fermeranno domenica tutti in spiaggia»

 

«Ma quale corto circuito. Il giorno prima avevamo portato i frigoriferi, ma vuoti com’erano, non li abbiamo certo collegati alla corrente elettrica. E non lo avremmo fatto comunque, perché il Lido lo dovevano aprire - e nonostante il disastro che ci è stato combinato, lo apriremo -, solo domenica».

Chi parla è Ilario D’Amato, 33 anni, che col fratello E manuel di 28 ed il padre Antonio, si appresta a gestire per il terzo anno consecutivo il «Togo Bay».

Il rogo è, dunque, di origine dolosa?

«Su questo non ci sono dubbi. Se si fosse trattato di un frigo andato in corto, in fumo sarebbe andato solo quello».

E invece?

«E invece qui è andato tutto distrutto. Frigo, bancone, chiosco, pedane ed anche i primi arredi che dovevamo sistemare in vista dell’apertura».

I danni sono quindi ingenti.

«Purtroppo sì, e non sono neppure assicurati, perché le Compagnie non assicurano le strutture precarie come gli stabilimenti balneari, che secondo loro dovrebbero poggiare su basi di cemento. E come si sa e come è giusto che sia, sulla spiaggia il cemento non ci dev’essere».

Li avete quantificati?

«Ammontano ad almeno 50mila euro, forse anche 60».

E adesso, cosa pensate di fare?

«Ci siamo già rimboccate le maniche, e stiamo lavorando più e meglio di prima, per riportare il “Togo Bay” al massimo della forma».

Quando pensate di aprire?

«Per domenica, ovviamente, non tutto potrà tornare come prima. Ma alla fine della settimana, successiva dovremo farcela. I nostri clienti, i nostri amici, che come tali ci vogliono bene, possono comunque venire già questa domenica, perché troveranno ombrelloni e lettini».

Quando e da chi avete saputo dell’incendio?

«Proprio per continuare i lavori di allestimento, un quarto d’ora prima delle sei, io e mio fratello ci trovavamo già a poche centinaia di metri di distanza dalla spiaggia. In lontananza abbiamo notato del fumo, e quando ci siamo avvicinati, abbiamo scoperto che avevano dato fuoco al nostro Lido».

Avete idea di chi è stato?

«Magari ce l’avessimo! Ma una cosa è certa. Qualcuno non vuole che il “Togo Bay” cominci la sua terza stagione di lavoro».

(t.bell.)

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