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Da La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 1 Agosto 2010 (di Katia Manca)

Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato, l'Associazione Frantoiani riformula il progetto in sanatoria

Scacciato dalla porta il sansificio ritorna dalla finestra

 

VEGLIE - Si riapre la vicenda sansificio. Questa volta a chiedere l'attivazione dello stabilimento nel Parco del Negroamaro, al quale il Consiglio di Stato ha annullato, a febbraio scorso, i titoli edilizi rilasciati dal Comune perché definito industriale e non connesso all’agricoltura, non sono i Fratelli Panarese, proprietari dell’azienda, ma l’associazione frantoiani pugliesi che ha preso in gestione il discusso impianto.

Quest’ultima, rivolgendosi al sindaco Sandro Aprile e al presidente della Provincia Enrico Gabellone ha invitato la politica “a non con cedersi il lusso di penalizzare le rare iniziative imprenditoriali. Le vicende giudiziarie del sansificio - dice Giovanni Melcarne, vice presidente dell’associazione - si sono oramai chiuse da tempo ed il Consiglio di Stato in sintesi non ha negato la possibilità di poter avviare un impianto di essiccazione della sansa vergine d'oliva dove originariamente previsto e realizzato, a condizione però che lo stesso sia funzionale all´esercizio di un'attività agricola. Da qui l´idea - continua Melcarne - di proporre alla OilSalento la gestione degli impianti di essiccazione della sansa vergine e di dar vita al Consorzio Agrario Salento Agricolo. Abbiamo presentato inoltre al Comune, il 23 giugno scorso, istanza di accertamento di conformità per sanare i titoli resi nulli dalla sentenza del Consiglio di Stato avviando finalmente l´impianto di essiccazione nel pieno rispetto dei limiti indicati dal giudice amministrativo”.

Non è dello stesso parere Serena Saponaro, presidente del comitato «Ambiente Sano» . "L’istanza di sanatoria presentata dal Consorzio è sullo stesso progetto presentato dalla Oil salento già bocciato dall’Arpa e dal Consiglio di Stato. Nonostante l’ordinanza comunale del 29 marzo scorso che sollecitava la ditta alla demolizione delle opere realizzate in virtù dei provvedimenti rilasciati e annullati dalla pronuncia, l’azienda non solo non ha eseguito l'ordine ma ha nuovamente richiesto che la zona agricola, in cui è insediato l’impianto, venga trasformata in zona industriale, così dà poter ottenere le relative autorizzazioni per un insediamento che il Consiglio di Stato ha definito come industriale e non connesso all’agricoltura. Questo significa che la costituzione di questo Consorzio costituisce – conclude Saponaro – è un semplice escamotage per far passare come legittimo e positivo un impianto che non lo è per tutte le ragioni che gli organi addetti hanno già sollevato".

 

Katia Manca

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