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Dal Quotidiano di Lecce e da La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 12 Dicembre 2002

Dal Quotidiano di Lecce del 12 Dicembre 2002

 

Il nord Salento esposto all'inquinamento che arriva da Cerano e dall'area industriale di Taranto

Tira vento, arrivano i veleni. Altrui.

Uno studio sul monitoraggio dell'aria in 20 Comuni della fascia Nord-Est Salento ha rivelato un allarmante aumento, tra i suoi residenti, delle infiammazioni alle vie respiratorie, delle patologie cardiovascolari e, seppur in maniera minore, di quelle tumorali. Lo studio è stato commissionato dalla Provincia, nell'agosto dello scorso anno, al laboratorio Multilab dell'Azienda Speciale della Camera di Commercio di Lecce.

I risultati di tale indagine sono stati illustrati, ieri mattina a Palazzo Adorno, dall'assessore provinciale alle Politiche di Risanamento Ambientale Roberto Pasciano, dal medico ed ex delegato alla sanità di Palazzo dei Celestini Mauro Minelli, dal responsabile del Multilab Giuseppe Potenza e dal presidente della Commissione ambiente della Provincia Giorgio Petrucelli.

La zona presa in considerazione comprende i Comuni di Lecce, Surbo, Squinzano, Campi, Trepuzzi, Novoli, Guagnano, Carmiano, Arnesano, Salice, Veglie, Monteroni, Lizzanello, Vernole, Cavallino, San Cesario, Lequile, San Pietro, Castrì e Melendugno. Essa è considerato ad elevato rischio ambientale, dal punto di vista dell'inquinamento atmosferico, perché situata a ridosso del polo energetico di Brindisi (Cerano) e del polo industriale di Taranto. Pare che in misura maggiore quest'ultimo, rispetto al primo, influenzi con le sue notevoli emissioni   e con la complicità delle caratteristiche meteo-climatiche, il Nord-Salento.

L'indagine degli esperti, durata quattro mesi (dal dicembre 2001 al marzo 2002), si è concentrata sulla presenza nell'aria di quelle che sono considerate emissioni inquinanti tipiche di un impianto, funzionante a combustibile fossile: Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici), metalli pesanti, floruri, solfati e nitrati. Nello specifico, sono stati individuati dal Multilab, con un'opportuna distribuzione casuale sul territorio, due siti per ciascuno dei 20 Comuni. In essi sono stati installati dei sistemi di campionamento delle acque piovane, che periodicamente sono state prelevate e analizzate per verificare l'eventuale presenza di inquinanti dispersi nell'atmosfera e ricaduti tramite pioggia. Contemporaneamente, ai medici di base del territorio interessato al progetto è stato distribuito un questionario, al fine di individuare delle correlazioni tra gli agenti inquinanti presenti nell'aria e le patologie in aumento nello stesso territorio. E le prime e più significative conclusioni di tale lavoro evidenziano un consistente incremento delle infiammazioni a carico dell'apparato respiratorio.

Altrettanto preoccupante è l'aumento di diversi tipi di tumori, in particolare a mammella, vescica, apparato emolinfopoietico (del sangue) e colon. «E' però necessario - spiega il dottor Minelli - che a quest'indagine preliminare segua un monitoraggio continuo e più approfondito che possa stabilire con certezza i rischi tumorali derivanti dalle esposizioni». «Alla luce di tali risultati - dice l'assessore Palasciano - occorrerebbe richiedere alla Regione lo status di "zona ad elevato rischio ambientale". Solo dopo aver ottenuto adeguati finanziamenti si potranno mettere in atto i necessari interventi». 

di Fabio Casilli


Da "La Gazzetta del Mezzogiorno " del 12 dicembre 2002

 Venti comuni salentini a rischio per le precipitazioni «cariche» di sostanze tossiche

 

 Il verdetto viene dal cielo, sotto forma di pioggia: nel Nord Salento si respira aria inquinata. Così, quella che sino ad oggi era solo una percezione, ora ha un'attendibilità scientifica. A delineare i confini ed individuare l'epicentro delle zone meno salubri, lo staff del Multilab, il laboratorio chimico della Camera di Commercio, che dopo un anno di analisi ha presentato i risultati dell'innovativo progetto di monitoraggio ambientale, finanziato dalla Provincia. Sotto la lente di ingrandimento, venti comuni (Lecce, Surbo, Squinzano, Campi, Trepuzzi, Novoli, Guagnano, Carmiano, Arnesano, Salice, Veglie, Monteroni, Lizzanello, Vernole, Cavallino, San Cesario, Lequile, San Pietro in Lama, Castrì e Melendugno) individuati da uno studio dell'università di Lecce come i più esposti alle emissioni nocive del colosso energetico di Cerano. Un'indagine innovativa, quella del Multilab: le concentrazioni di sostanze inquinanti (idrocarburi policiclici aromatici, ossidi di azoto e zolfo, metalli pesanti, tra cui zinco, cadmio, piombo, rame) sono state infatti analizzate nei campioni di acqua, prelevati dopo ogni precipitazione. Un totale di circa duecentocinquanta prelievi nei mesi tra dicembre 2001 e marzo 2002, analizzati in laboratorio da un gruppo di chimici e biologi. Ed ecco i risultati. Nel mese di dicembre, l'indice più elevato di inquinamento è stato rilevato nell'area tra i comuni di Carmiano, Monteroni ed Arnesano, con uno strascico che interessa a nord-ovest anche Salice e Guagnano. A gennaio, epicentro dell'inquinamento è stata l'area tra Campi, Salice e Guagnano. Nel mese di febbraio l'area rossa è quella tra Lecce e Surbo. Ed infine a marzo l'indice più elevato è quello tra i comuni di Monteroni, Lequile, San Cesario e Cavallino, con uno strascico questa volta verso Sud. Nel 30 per cento dei campioni esaminati, tutti provenienti dalle aree sopraelencate, è stata inoltre riscontrata una concentrazione maggiore di idrocarburi policiclici aromatici: da 4 a 6 ppb (parti per miliardo), rispetto ad una concentrazione da 0,73 a 2 ppb rilevata nel restante 70 per cento dei campioni. Densità maggiore che indica la presenza di una seconda fonte di emissione, oltre al traffico urbano: i poli industrali di Brindisi e Taranto. «Gli indici - spiega Giuseppe Potenza, direttore del Multilab - sono stati ricavati da un'analisi statistica multivariata: abbiamo cioè intrecciato i dati di tutti gli analitici in esame, metalli pesanti, idrocarburi, ossidi, ed abbiamo ottenuto una mappa delle zone dove la loro concentrazione era più elevata. Una mappa, va precisato, che dà informazioni puntuali sulla ricaduta degli inquinanti, il luogo cioè dove vengono abbattuti dalla pioggia, ma non sulla loro provenienza». Ed in merito alle fonti inquinanti, sia pur senza puntualità scientifica, lo studio del Multilab ha comunque fornito imput interessanti. «Siamo partiti con l'obiettivo di analizzare il contributo di Cerano all'inquinamento, ma strada facendo ci siamo resi conto che l'apporto più significativo viene invece da Ovest, e cioè dal polo siderurgico di Taranto», dice Potenza. Un'indagine preliminare, quella presentata ieri a Palazzo Adorno, che verrà integrata con uno studio di almeno un anno. «Con una campionatura di 12 mesi, magari estesa ad un'area più vasta - osserva il direttore del Multilab - si potrà avere una mappa più dettagliata della ricaduta degli inquinanti a Sud dei due maggiori insediamenti industriali del Salento». E la Provincia si è detta pronta a proseguire l'indagine. «Questi dati sono un campanello d'allarme non trascurabile - commenta l'assessore provinciale all'Ambiente Roberto Palasciano - è ora nostro dovere approfondire i risultati sinora ottenuti. Ho già chiesto che venga finanziata un'ulteriore indagine, per monitorare con maggiore puntualità l'aria che si respira nel Nord Salento, ma anche in altri comuni della provincia non inclusi in questa prima fase. Una ricerca che darà una mappa completa».

 di Daniela Pastore


Rilevato un incremento di malattie polmonari a Trepuzzi, Squinzano, Campi, Cavallino, Guagnano, Surbo e Veglie. A Carmiano l'infausto primato dei tumori.

Segnalate dai medici di base soprattutto patologie dell'apparato respiratorio ed irritazione degli occhi

 

 Ci sono più malattie nelle aree con un indice di inquinamento più elevato. E' il risultato dello studio epidemiologico che la Provincia ha realizzato in concomitanza con l'indagine chimica effettuata dal Multilab, per scoprire un eventuale collegamento tra i due aspetti. Dai questionari compilati da 79 dei 90 medici di base coinvolti nell'iniziativa, è emerso un dato indicativo: nelle aree in cui si è registrato un maggiore inquinamento è stato rilevato un consistente aumento delle patologie respiratorie. «Il 70 per cento dei medici intervistati ha segnalato una crescente incidenza degli episodi di irritazione di occhi, naso e gola, gli organi evidentemente più di impatto con gli agenti inquinanti», spiega Mauro Minelli, che ha coordinato l'indagine medica del progetto. Congiuntiviti, lacrimazione, tosse persistente le patologie più diffuse, con picchi massimi a Trepuzzi e Squinzano (rilevate dal 100 per cento dei medici intervistati), Surbo e Cavallino (rilevate dell'86 per cento) e Guagnano (dal 75 per cento). Il 56 per cento dei medici di base ha rilevato sintomi di infiammazione dei bronchi, patologie in aumento soprattutto nelle giornate calde e poco ventilate, quando più forte è evidentemente la concentrazione degli agenti inquinanti. Il maggior numero di broncopatie croniche è a Squinzano e Cavallino (rilevate dal 75 per cento dei medici), Campi (dal 67 per cento) e Guagnano (dal 62 per cento). Dai questionari è emerso anche un incremento delle malattie allergiche respiratorie, con un 78 per cento di riscontro. «Il 51 per cento dei sanitari ha rilevato asma bronchiale in soggetti non allergici, probabilmente determinata dagli agenti inquinanti». Il picco massimo di asma a Veglie e Vernole (rilevata dal 100 per cento dei medici) Surbo (86 per cento) e Lecce (66 per cento). Il 33 per cento dei pediatri di base ha inoltre rilevato un aumento della tosse cronica in bambini non allergici. «Patologie da imputare senza dubbio all'inalazione degli inquinanti aerodiffusi», commenta Minelli. Una voce a parte meritano le valutazioni sulle neoplasie. Solo il 24 per cento dei medici di base ha rilevato un aumento di tumori polmonari in soggetti non fumatori. E' stato però registrato un aumento di altri tipi di neoplasie. L'infausto primato spetta a Carmiano (tutti i medici intervistati hanno segnalato tumori, in particolare leucemie e linfomi), al secondo posto Campi (83 per cento, sorpattutto tumori alla mammella e al colon) e Squinzano (75 per cento). «Sono comunque dati da analizzare con prudenza - precisa Minelli - per una valutazione precisa del rischio derivante dall'esposizione a sostanze inquinanti dovremmo infatti valutare le attività quotidiane dei soggetti, identificando il tempo passato in ogni ambiente e le attività svolte. Un lavoro manuale può ad esempio richiedere maggiore sforzo ed un'accelerazione della respirazione, con una conseguente maggiore inalazione di sostanze nocive». Non sembra però esserci alcun dubbio sulla concomitanza tra aree ad alto indice di inquinamento ed aumento delle patologie respiratorie. «Un'indagine - conclude Minelli - che necessita di un ulteriore approfondimento, anche questo da estendere ad altri comuni della provincia, con cui fare un raffronto». 

di d.p. 

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