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da "Sabrina Lezzi"  - 19 maggio 2003


Il Software del Buonsenso

(nel grande amico Pc)

Ricordo con ironia il mio primo impatto con un computer: lo osservavo un po’ perplessa, inconsapevole delle molteplici funzioni. Ho impiegato un po’ di tempo per capire quanto un pc possa essere utile, anche se ancora oggi mi pare un universo inesplorato in tante sue potenzialità. Eppure questo “amico” che mi risparmia una mole di lavoro e che, attraverso internet, mi offre una finestra sul mondo, viene spesso posto sul banco degli imputati.

Mi è capitato di leggere in questi giorni un vecchio articolo, ma neanche tanto, in cui una nota scrittrice italiana, Maria Venturi, confessava la sua volontà di non familiarizzare con il computer per una sorta di “oscura, viscerale diffidenza verso l’emblema di una nuova era, quella dell’informatica” che le faceva paura. Il suo timore? “Il computer al pari di Dio ha una visione globale dell’Universo… e in tempo reale ne registra il minimo evento”. Il ruolo dell’uomo nella sua riflessione? “Si afferma che è pur sempre l’uomo a programmare e a dare l’input… ma il rischio è che l’uomo diventi sempre più simile allo strumento che dovrebbe dominare…, conducendoci verso la lenta perdita della fantasia, dei valori culturali, del senso del limite, della capacità di indignarci, dell’individualismo”. E concludeva a proposito del pc: “IO LO IGNORO”.

Povero il mio pc! Ma sarà proprio “lui” il vero colpevole di questa visione così pessimista? O, forse, siamo noi uomini che, a volte, abbiamo un approccio sbagliato con questo “scatolone”?

Perché non usare l’immenso potenziale che un pc può mettere a disposizione? Perché non considerarlo, seppur nel suo innegabile status di macchina, un mezzo con il quale interagire? Perché dimenticare che alcuni studiosi hanno sostenuto che la navigazione su internet può diventare un toccasana per chi soffre di depressione?

E poi non bisogna sottovalutare i numeri. Ormai il fenomeno non può essere solo ignorato. Pensiamo ai dati della diffusione di internet nel mondo: cinque trilioni e mezzo di messaggi l’anno, che diventeranno più di nove in soli quattro anni; la rete invasa già ogni giorno da quasi trentuno miliardi di e-mail che si raddoppieranno nel prossimo quadriennio.

Ormai siamo di fronte ad una vera e propria ragnatela, esplosa in dimensioni quasi alluvionali, ma, secondo gli esperti, ancora lontana dall’apice del boom.

A molti, queste innovazioni, susseguitesi a ritmo vertiginoso, possono fare paura e sollevare dubbi e perplessità. Io preferisco difendere il mio pc per una sorta di intrinseca riconoscenza e perché ho sempre pensato che sia compito di ognuno di noi assumersi la responsabilità di non ostacolare il nuovo che avanza, ma di prodigarsi affinché le nuove tecnologie possano trovare spazio.

In fondo basta trovare dei correttivi, per un giusto equilibrio tra le frontiere del ciberspazio che il nostro pc, collegato ad un modem, è capace di schiuderci ed il mondo reale del nostro vivere quotidiano, non dimenticandoci che pc e internet sono solo degli strumenti.

I rischi ci sono, e non vanno sottovalutati. Perciò bisogna prendere atto di questa nuova realtà con la consapevolezza che chi usa un pc, e soprattutto chi entra in rete, si troverà di fronte una commistione di pericoli e promesse.

Bisognerebbe evitare, innanzitutto, di cadere in una sorta di soft-dipendenza, cercando di non delegare le nostre scelte sempre e comunque ad un pc e facendo, invece, prevalere la nostra volontà su qualsiasi programma imposto.

Il pc è una macchina al nostro servizio e non viceversa, perciò è importante sviluppare un software interno, capace di interagire con le nuove tecnologie senza cadere in una sorta di schiavitù virtuale. Penso che tale software, che mi piace chiamare come il software del buonsenso, perché capace di filtrare tutto ciò che viene offerto, sia indispensabile prima di andare in rete, al pari di un pc e di un modem, e deve essere installato prima negli adulti e poi, attraverso genitori e insegnanti, anche nei ragazzi. Ognuno di noi, infatti, dovrebbe fissarsi dei limiti e impartirsi delle regole per comprendere che, per quanto sicuri dietro uno schermo, vi sono comunque delle insidie.

Tali insidie, per esempio, possono diventare assai pericolose, se associate all’inesperienza e all’esuberanza, tipiche della giovane età, che non permettono di ravvisare i tranelli che si possono annidare dietro un semplice click. Nonostante il suo enorme potenziale di bene, ci sono, infatti, alcuni modi dannosi e degradanti di usare internet che, seppur noti all’autorità pubbliche, non riescono ad essere fermati, anche a causa dell’assenza di una chiara e precisa disciplina legislativa. Ormai da tempo si chiedono a gran voce delle leggi che si oppongano in forma decisa e inequivocabile all’uso della rete per la diffusione di espressioni di odio, diffamazioni, frodi, abusi erotici, fenomeni come la prostituzione e la pornografia infantile. Non sempre ci sono state delle risposte.

Tuttavia non sono d’accordo con chi dice che il pc è il nuovo mostro da cui difendere i più giovani. Almeno non più della televisione. Anzi ritengo che il pc, a differenza di quest’ultima che inchioda il ragazzo vicino allo schermo con l’unica operazione mentale di cambiare canale, offra una vasta gamma di operazioni da effettuare. Sono convinta che non si debba negare ai più giovani di avere libero accesso a questo oggetto del desiderio, anche perché il possesso di un computer è diventato oggi veicolo di confronto e il non saperlo utilizzare pone in una condizione di inferiorità. In ogni caso, i ragazzi devono essere seguiti passo passo in questa affascinante scoperta del mezzo telematico, sia per le insidie in cui possono cadere, sia perché internet offre nozioni ma (ahimè!) non insegna valori.

Internet e i computer possono, infatti, aiutarci a pensare, ma non ci rendono più intelligenti, non ci fanno diventare buoni cittadini, in quanto quest’ultimo compito può essere fatto solo offline dall’educazione, dalle famiglie e dalla comunità, attraverso i principi fondamentali dell’educazione tradizionale.

Per questo motivo il software del buonsenso non può essere acquistato in uno dei negozi specializzati o scaricato da internet, ma deve essere sviluppato solo alla vecchia maniera: con la lettura, la scrittura, la matematica, la filosofia, l’ausilio delle persone che ci sono vicine.

Quando accendiamo un pc e iniziamo la nostra navigazione nell’oceano di conoscenze che ci vengono proposte, consapevoli di imbatterci nella più grande biblioteca del mondo, ricordiamoci sempre che il software del buonsenso deve essere già dentro di noi. Soltanto in questo modo potremmo superare i timori di chi vede nel pc solo un Grande Fratello pronto a spiarci, privandoci della nostra privacy, e un mostro che alimenta la nostra perdita identità.

Se possediamo il software interno, non potremo che considerare come un grande amico il nostro pc.

Sabrina Lezzi