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da "Giovanni D'Elia" - 11 dicembre 2004

Risposta ad Observator

Il tonfo delle manovrine (Observator)

Avrei voluto rispondere alla precedente lettera di Observator intitolata “Giochi di potere”, ma questioni di tempo non me lo hanno permesso.

Ora, a distanza di quasi due anni, scrivo ancora su Veglienews con la speranza di vedere pubblicate queste poche righe. Non perché ci tengo a che la gente legga il mio nome, ma per esprimere la mia più piena solidarietà ad Observator.

L’unica precisazione è che, purtroppo, i giochi di partito ci sono sempre stati e quindi non credo che criticare i piccoli partitelli vegliesi sia un grande passo in avanti. Anche Berlinguer, nel lontano 1981, ebbe modo di dire che i partiti si sono insinuati troppo nella vita sociale del paese: sanità, scuola, università, associazionismo, ecc. Dappertutto fanno i propri danni. Dappertutto cercano di accaparrarsi una poltrona, anche piccola e scomoda, anche gratuita, perché attratti dal potere.

Ma è un argomento troppo vasto e, anche se a malincuore, vorrei accantonarlo, con la speranza, però, di poterne discutere insieme ad observator.

È vero, i programmi elettorali sono sempre gli stessi, le parole sono sempre vuote e prive di un, seppur minimo, riscontro con la realtà. Ma non solo a Veglie. Succede dappertutto.

Sinceramente non ho avuto modo di leggere il programma direttamente dalla fonte, dato che non abito a Veglie da qualche anno, ma mi fido delle parole di Observator.

Sono sempre gli stessi argomenti, fritti e rifritti, buttati lì, con la speranza di trovare terreno fertile tra la massa ignorante (perché ignora quello che realmente vuole il partito) e, purtroppo, disinteressata.

Sapete tutti qual è la realtà nei piccoli paesi: la gente che vota per ideologia è poca. Tutto il resto vota la persona, il singolo soggetto, l’amico, il conoscente, il parente, anche se appartiene ad un area politica non apprezzata. È normale. Ma non è normale votare il candidato che, qualche giorno prima delle elezioni, fa il giro delle abitazioni e chiede il voto in cambio di qualche piccolo o grande favore e non è assolutamente giusto mandare in consiglio comunale coloro che, con i propri mezzi o con mezzi pubblici, fanno favori a quanta più gente possibile in cambio di un voto. Se continuiamo con questa mentalità da vecchi democristiani, possiamo sognarci il progressismo e il miglioramento delle nostre condizioni di cittadini, perché manderemo in consiglio comunale solo quei personaggi incapaci e immeritevoli ma che hanno i mezzi occulti per andarci.

Questo è un appello alla popolazione tutta: dobbiamo premiare l’impegno e la capacità. Dobbiamo votare chi lo merita. Chi ha fatto qualcosa, anche di piccolo, per la nostra comunità. Non confondete il termine “democrazia” con “poltrona”, perché la maggior parte di quelli che ambiscono alla carica di sindaco o di assessore non lo fanno per interesse pubblico, ma per potere, per un interesse personale.

Votiamo, ma solo chi lo merita.

Giovanni D'Elia