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da "Salvatore Frisenda"  -  10 settembre 2005  

Considerazioni con “il senno del dopo”

Dopo la nomina della nuova Giunta del Comune di Veglie senza una presenza femminile e dopo le due ordinanze del Tar di Lecce, molto si è discusso, sentenziato, argomentato, replicato,..………. ma, nonostante tutto, il risultato finale è stato solo quello di aver rimediato una brutta figura a tutto il Paese e soprattutto è sfuggito di mano l’obiettivo principale, se il vero obiettivo del ricorso alla Magistratura era quello di attribuire un Assessorato ad una donna.

Secondo me chi ha proposto ricorso alla Magistratura, pur avendo perfettamente ragione sulla materia del contendere, ha sbagliato il metodo con cui ha affrontato il problema. Non si può tentare di risolvere tramite la Magistratura un problema esclusivamente politico e culturale. Trattandosi, appunto, di un problema prettamente politico, anche se normato a vari livelli, il Giudice salomonicamente ha ordinato, e non vedo cosa altro avrebbe potuto decidere, al Sindaco del Comune di Veglie di dare una motivazione alla nomina di una Giunta composta da soli uomini.

Si è festeggiato per l’emanazione di una ordinanza, la prima in Italia, e sicuramente può essere una vittoria e un vanto per chi l’ha promossa.

Ma siamo convinti di questo? Io credo che in Italia, altri Consiglieri Comunali si sono trovati o si trovano ancora oggi ad affrontare questo problema, solo che molto più avvedutamente, non hanno fatto ricorso alla Magistratura capendo in tempo che qualsiasi decisione presa da un Magistrato non avrebbe potuto prevaricare la volontà politica di un’Amministrazione legittimamente eletta. Certe decisioni sono il frutto di una scelta politica e di un convincimento culturale ed allora si applicano, diversamente non possono essere imposte neanche da un Magistrato. Le motivazioni, tutte giuridicamente valide, a disposizione di un qualsiasi Sindaco per ottemperare, senza risolvere il problema, a quanto ordinato dal Giudice amministrativo di Lecce o di qualsiasi altra Circoscrizione sono tante e tali che è inutile accennarle.

Questi altri Consiglieri Comunali italiani però, hanno capito in tempo l’effetto negativo che un ricorso alla Magistratura avrebbe potuto comportare ed hanno evitato l’errore di offrire al Sindaco su un piatto d’argento la possibilità di motivare in modo semplice o forse anche banale e di legittimare l’esclusione di una donna dalla Giunta.

Conoscendo le capacità culturali e politiche di quasi tutti coloro che hanno proposto ricorso al TAR, mi riesce difficile credere che anche loro non abbiano pensato e discusso quanto ho sopra esposto. Mi sorge spontanea una domanda. Ma siamo sicuri che il vero obiettivo di chi ha sollevato questa giusta problematica fosse esattamente “l’Assessora” o il loro obiettivo era quello di destabilizzare la vita amministrativa della nuova Giunta?

Visto il comportamento passato tenuto da questi Consiglieri Comunali, soprattutto durante la passata amministrazione, e viste le varie possibilità che hanno avuto a disposizione per affrontare e cercare di risolvere il problema politico e culturale della presenza femminile nella Giunta, non mi risulta che essi si siano mai stracciate le vesti per poterlo risolvere.

Se effettivamente questi Consiglieri Comunali o altri ancora hanno intenzione di portare avanti politicamente il problema sino a definitiva risoluzione, sappiano sin d’ora di avere il mio appoggio più incondizionato e sono sicuro che avranno l’appoggio anche di buona parte dell’opinione pubblica. Dimostrino però, concretamente, che i miei dubbi sono infondati.

 

Qualche perplessità mi sorge anche in merito al conferimento della delega assessorile all’unica Consigliera Comunale eletta. Il mio ragionamento è semplice. Se ben due Sindaci hanno affrontato e risolto negativamente la questione di affidare l’assessorato alla medesima donna in qualità di unica rappresentante del gentil sesso in Consiglio Comunale, affrontando il primo in ordine temporale, il rischio, poi effettivamente concretizzatosi, della sfiducia del Consiglio Comunale ed il secondo il ricorso alla Magistratura amministrativa, vuol dire che forse è meglio trovare altrove qualcuna che sappia far valere in Giunta il punto di vista delle donne.

Se a ciò aggiungiamo la pubblica affermazione dell’attuale Sindaco Fernando Fai che “si è avuto un naturale affievolimento del rapporto fiduciario da parte della maggioranza nei suoi confronti”, cioè nei confronti dell’attuale Consigliera Comunale, allora io penso che sia poco elegante da parte di quest’ultima continuare ad insistere nel chiedere l’assessorato in qualità di unica rappresentante femminile.

Queste mie conclusioni e questi miei ragionamenti non debbono indurre in errore il lettore, in quanto essi vanno esattamente nella direzione opposta alle motivazioni fornite al Magistrato dal Sindaco di Veglie, che io non condivido, per cui non vogliono dispensare quest’ultimo dal nominare in Giunta una donna come Assessore esterno.

Secondo me ciò è un atto dovuto. Dovuto, perché è giusto che più della metà della popolazione di Veglie abbia in Giunta una propria rappresentante, anche se non espressione di uno schieramento politico; perché l’elemento femminile rappresenta quel qualcosa in più e quel completamento della visione dei problemi di Veglie; perché le donne hanno un modo pragmatico e concreto di affrontare i problemi; perché l’uomo e la donna si completano in ogni attività della vita quotidiana, compresa la gestione della vita politica; perché ………., vi sono infiniti altri perché.

 

Io sono fermamente convinto che, nonostante tutto quello che è successo, il problema deve essere affrontato e risolto. So perfettamente che non è cosa da poco. Però, gli strumenti giuridici ci sono tutti, basta saperli utilizzare, il “materiale umano” qualitativamente e politicamente preparato c’è, allora è solo questione di volontà.

Io sono convinto che Lei Signor Sindaco ripenserà la sua posizione e riuscirà a trovare il modo giusto, in tempi ragionevoli, per dare a Cesare ciò che è di Cesare.

Io proporrò a breve al mio partito, lo SDI, una discussione monotematica su quest’argomento.

Mi auguro che altri si prodighino in tal senso, in modo che si formi un forte movimento di opinione che faccia capire chiaro e tondo che il problema della delega assessorile ad una donna non è solo un problema mediatico o di immagine, ma è un problema molto sentito dalla cittadinanza vegliese che non ha niente da invidiare ad altri sia economicamente, sia socialmente e culturalmente.
 

Salvatore Frisenda

P.S. Su quest’argomento non ho ancora sentito commenti o prese di posizione ufficiali da parte di alcun partito politico. Mi auguro che ciò sia frutto del “rancore” e degli sbagli politici commessi nell’ultima tornata amministrativa. Se così non fosse mi preoccuperei seriamente.