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da "VeglieNews"  -  26 dicembre 2005 (Le foto dell'articolo sono tratte dalle relazioni del dottor N.De Giorgio e del dottor S.Mastromarino)

“Il Due di Coppe” a volte vale più di una sterile polemica

Come ormai da molti anni, nel periodo di Natale viene pubblicato e distribuito a Veglie il foglio informativo “Fiamma Tricolore” a cura della sezione locale di Alleanza Nazionale.
Nel numero di quest’anno tra i soliti articoli di polemica politica se ne può leggere uno dal titolo “La cultura del due di coppe ovvero Briscola al Cimitero”, a firma di tale “Un uomo incolto”, che di seguito riportiamo per meglio capire l’argomento:

“È risaputo che, nei nostri paesi, molto spesso mancano le risorse economiche e che quindi, occorre fare le nozze coi fichi secchi; occorre, cioè, organizzarsi in francescana povertà e spendere il meno possibile.
Specie coi tempi che corrono, è, perciò, inutile sperare in manifestazioni culturali di grande respiro ed è necessario accontentarsi di quel che passa il... convento.
E appunto, a proposito di convento, ci siamo accorti con non poca sorpresa che nel nostro convento dei francescani, quest'anno si gioca a briscola, col patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Veglie.
Immaginate che godimento: trasformare un luogo comunque sacro, al di là della destinazione attuale perché pur sempre a contatto con i nostri morti, in una specie di ritrovo per giocatori di carte!
Ci è mancato solo il lambrusco e poi avremmo avuto un bel locale emiliano-romagnolo, in cui, tra una bestemmia ed un bicchiere di vino, si passano le lunghe ed uggiose sere d'inverno.
Certo che l'iniziativa è davvero originale, ma ci sembra che quanto a cultura, altro non possa dirsi se non che siamo al cospetto della cultura del due di coppe a briscola di denari. Appunto!”

UN UOMO INCOLTO

 

L'articolo sopra citato si riferisce all’ultima manifestazione organizzata dal “Circolo amici della Fotografia” dal titolo “A Carte Scoperte” svoltasi dall’8 al 18 dicembre presso il Convento Francescano di Veglie (www.veglienews.it/cartedagioco ).

Personalmente non ho preso parte all’organizzazione vera e propria di tutto l’evento ma, come spesso è accaduto, ho avuto il piacere di curare e allestire le pagine web della manifestazione nonché il piacere di dare una mano nell’allestire la mostra e la serata per la presentazione del libro pubblicato per l'occasione. Ho avuto modo quindi di seguire da  vicino tutta la fase organizzativa e solo per questo motivo sento il dovere di replicare a quanto scritto nell’articolo prima riportato.

E’ sorprendente leggere che il convento è stato trasformato “..in un ritrovo per giocatori di carte!” e che “...tra una bestemmia e un bicchiere di vino si passano le lunghe ed uggiose sere d’invero.” E tutto questo scritto da qualcuno che non ha neanche sentito il dovere di assistere alla manifestazione visto che poi doveva polemizzare su di essa. Su quali notizie ci si è basati per scrivere questo commento polemico e inutile?

Se, al contrario, chi ha scritto l’articolo fosse stato presente alla serata inaugurale di tutta la manifestazione, avrebbe potuto capire che il torneo era solo un piccolo contorno a qualcosa di più grande che parlava della storia, della cultura, dell’arte, della socializzazione che ruota attorno ad un semplice mazzo di carte. Avrebbe potuto ascoltare gli interessanti interventi del dottor Nicola De Giorgio che, attraverso le origini e la storia delle carte da gioco di tutto il mondo, ha ricostruito gli aspetti storici e sociali della nostra società.

 Avrebbe potuto apprezzare la competenza del dottor Sergio Mastromarino che parlando dei giochi di carte e di società diffusi in tutto il mondo, ha spiegato come tutti i popoli di tutte le culture alla base di tutto abbiano la necessità di socializzare con i propri simili e che proprio i giochi, molto spesso, contribuiscono a soddisfare a loro modo anche queste esigenze.

E, cosa più importante, avrebbe capito, ascoltando i due relatori, che le carte, o la “Briscola” nel nostro caso, non sono sinonimo di “bettole”, “bestemmie”, “vino”, e quanto di più infimo possa aver immaginato “uomo incolto”. Sedersi attorno ad un tavolo e giocare a “briscola” in un “circolo” di un paese qualsiasi è, per molti anziani, l’unico modo per parlare con qualcuno, per raccontarsi le loro storie di vita, per chiacchierare, per ridere... E lo scopo di questo piccolo torneo era proprio quello di sfatare i pregiudizi che molti hanno (lo dimostra appunto l’articolo di cui parliamo) e di far sedere allo stesso tavolo  generazioni diverse che potessero, con la scusa delle carte, cominciare un dialogo che molto spesso nella vita non esiste. Ma forse queste sfumature non sono state recepite da chi cerca di fare di qualsiasi cosa una polemica politica.

“Uomo incolto” avrebbe anche notato quanti di coloro presenti alla serata inaugurale, vegliesi e non, abbiano approfittato dell’occasione per visitare e ammirare, alcuni per la prima volta , il nostro Convento e la Cripta. Si è forse chiesto “uomo incolto” che anche un umile torneo di briscola può essere occasione per far visitare il Convento e la Cripta a "quell’anonima persona" che trovandoli sempre chiusi non sa a chi o come chiedere di poterli visitare?

Quanto al luogo poi, bisognerebbe smettere di parlarne indicandolo come “Cimitero”. Questa manifestazione come tante altre, non ultima il presepe vivente realizzato dai bambini delle scuole elementari, si è svolta nel “Convento Francescano”, che è una struttura separata e distinta dal cimitero. Fino a quando non capiremo che il convento può essere un contenitore per diversi tipi di manifestazioni, fino a quando non saremo convinti che il cimitero e i defunti meritano tutto il rispetto possibile ma che essere nel convento non significa essere nel cimitero, fino ad allora non supereremo mai quel tabù che ci impedisce di andare ad assistere nel nostro convento ad un concerto, ad una rappresentazione teatrale, ad un convegno e a quanto altro sia possibile fare al suo interno. Molti non si sono ancora resi conto che senza queste manifestazioni organizzate da associazioni culturali locali, da scuole e da altri enti, il convento rimarrebbe sempre chiuso e ricadrebbe nell'oblio in cui è stato per anni. E ben venga se per renderlo vivo e vivibile occorre organizzare tornei di carte, concerti musicali di vario genere, teatro, cabaret, convegni e chi più ne ha più ne metta. Vi rendereste conto di quanto sia piacevole e rilassante trascorrere un pomeriggio primaverile nel chiostro.

Ritornando alla manifestazione, è necessario ricordare a “uomo incolto” che oltre al tanto criticato “Torneo di Briscola” la manifestazione comprendeva:

  • una mostra completa di carte da gioco da collezione con numerosi pezzi rari ed antichi che, se pur visitata da pochi vegliesi, è stata un punto di riferimento per numerosi collezionisti venuti da diverse località della Puglia;

  • la realizzazione e la presentazione di un libro-catalogo dal titolo “La Manifattura delle Carte da Gioco di Guglielmo Murari” nel quale si ripercorre la storia di una realtà industriale pugliese e nazionale quale è stata la fabbrica di carte da gioco “Murari” esistita a Bari tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Libro che, come già successo per il precedente curato dal Circolo Amici della Fotografia “Santi di casa Santi di questa Terra”, ha varcato i confini del nostro piccolo paese ed è stato richiesto da numerose biblioteche, librerie e studiosi del settore in diversi paesi italiani ed europei;

  • e per ultimo, ma non meno importante, la realizzazione e la stampa di un mazzo di carte a semi italiani ad opera dell’artista locale Luca Bruno “interpretate in modo personale e moderno, con uno stile che veleggia tra l’onirico e il fiabesco, tra mediterraneo e culture vicine, i cui colori caldi e i tratti marcati ma non spigolosi intendono lanciare un messaggio di pace e di condivisione dei valori della cultura, della tradizione e della propria identità salentina.”


E tutto questo, pur sembrando “di non grande respiro” ma che sicuramente sarà di “lungo respiro” dato che tutta la mostra è stata richiesta da altre località, è stato realizzato in “francescana povertà”, con “poche risorse economiche”, e con molto olio di gomito da parte dei soliti amici senza i quali, forse, alcuni a Natale non saprebbero di cosa “(S)parlare”.

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