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 dr Pietro CALCAGNILE - 27  marzo 2009

I coltivatori diretti del sud sono ridotti ai minimi termini

Nel 1957 i coltivatori diretti hanno ottenuto l’iscrizione alla previdenza sociale prima degli artigiani che l’hanno ottenuta dopo 2 anni.

L’agricoltura meridionale ha fatto passi da gigante negli anni sessanta, settanta ed ottanta.

Il prodotto agricolo trovava collocamento sul mercato ma soprattutto lo Stato interveniva quando alle cantine sociali, che nel frattempo erano proliferate, veniva concessa la trasformazione del vino in alcool a prezzo remunerativo. Di conseguenza l’agricoltura ha fatto da traino a tutte le altre attività produttive.

Il mondo agricolo costruiva le abitazioni e permetteva nel contempo lo sviluppo dell’artigianato e del commercio.

Adesso le cantine sociali del meridione chiudono ad una ad una oppure si trovano in cattive acque a causa di una classe politica europea e nazionale sorda agli interessi del settore agricolo meridionale.

Nessuno si iscrive più all’Inps come coltivatore diretto perché i contributi si pagano in base alle giornate che si sviluppano dalle colture dei terreni coltivati e non in base al reddito prodotto così come avviene per tutte le altre categorie del settore autonomo.

Come fa un coltivatore diretto a pagare i contributi previdenziali quando il prodotto resta invenduto nelle cantine sociali meridionali da parecchi anni?

La seconda repubblica ha messo in ginocchio l’agricoltura meridionale e ha creato nel contempo le premesse per la crisi occupazionale che nel meridione già c’era da almeno 5 anni.

A parere dello scrivente, lo Stato dovrebbe permettere l’aggiunta di alcool nella benzina nei limiti del 10% così come avviene nel Brasile.

C’è qualche politico che mi saprebbe spiegare per quale motivo ciò non si può fare in Italia?

I politici meridionali dovrebbero rimboccarsi le maniche e cambiare le regole comunitarie e nazionali , altrimenti non ci resta che piangere!


Veglie, 27/3/2009

 

dr Pietro CALCAGNILE
via Mazzini 50 -73010 VEGLIE (LECCE )
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