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 Giovanni Caputo  -  1 luglio 2009

 

Ai limiti della decenza “rifiuti”

 

Chi sono i consiglieri che sostengono l’attuale maggioranza a Veglie e in quali liste sono stati eletti?

Il Consiglio Comunale come è composto?

La minoranza chi la rappresenta?

Di quanti membri è composta la Giunta e chi sono?

La probabile legittimità formale garantita dalla macchina burocratica autorizza a governare?

Il Governo di un paese può stare in piedi senza un popolo?

Sono alcune delle tante domande che un cittadino vegliese si pone, senza ottenere risposta.

I candidati vegliesi, che in campagna elettorale, nelle dieci delle 23 liste della competizione provinciale, garantivano il loro impegno per il bene della nostra comunità, sono ritornati alle loro occupazioni di sempre e non sembrano interessati alle sorti della gestione del Paese.

I due maggiori schieramenti vegliesi compattati per necessità elettoralistiche sono ritornati a dividersi nel loro interno.

Pertanto, rimane in piedi un sindaco che non si sa a quale schieramento appartenga (in campagna elettorale è stato il grande assente) e da chi è sostenuto, visto che il centrosinistra si è ricompattato all’opposizione.

Vi è poi un gruppo di persone che attraverso un complicato congegno surrettizio, attivato dall’ingegneria procedurale, in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, è approdato in consiglio comunale a sostegno di un’assemblea elettiva che di fatto si è autosciolta. Alcune di queste persone sostengono “Fai con i suoi giapponesi”, altre si oppongono.

Ironia della sorte a sostenerlo sono quelli che dovrebbero opporsi, in quanto eletti nella lista di opposizione e ad opporsi sono quelli che dovrebbero sostenerlo, sia perché candidati nella stessa lista, sia perché militanti nello stesso Partito Democratico.

La vicenda è alquanto complicata, ma i responsabili di partito, compresa la giovane segretaria dei Democratici, non informano i cittadini, non condannano i comportamenti politici di queste persone che passano da uno schieramento all’altro, non attivano confronti pubblici per denunciare il basso livello di moralità politica, non creano sensibilità civica in grado di isolare quanti si mettono fuori dal confronto democratico.

D’altro canto nessun neogovernativo è sfiorato dal rischio del ridicolo e un posto, per dieci mesi, di consigliere comunale diventa ambito quanto quello della partecipazione al Grande Fratello.

In mezzo a questa surreale e grottesca storia di paese arriva improvvisamente la ciliegina sulla torta. I vegliesi ricevono l’avviso di pagamento suppletivo, a partire dal 2006, per la tassa dei rifiuti.

Alla protesta della gente non si fa attendere la classica risposta di sempre: “ Fai e i suoi giapponesi non sapevano”.

La storia si ripete puntualmente.

E tutto diventa una tragica farsa ai danni del Paese.

Ma qualcuno con 120 mila euro di compensi annui se la ride.

 

Veglie 30/06/09
 

Giovanni Caputo