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 Dania  -  14  aprile  2009 

Per MARE per CIELO per TERRA

di COSIMO FAI e GIULIA SICILIANI

Edizione Veglienews.it – 2009
 

Pesa, questo libro, con le sue 191 pagine patinate. Pesa, e il suo valore non può essere  riportato in copertina, perché inestimabile. Gli autori, Giulia Siciliani e Cosimo Fai, che per anni hanno lavorato a questo progetto, possiamo definirli strumenti a disposizione della storia: si sono attivamente  impegnati a  riunire mille voci e poi sono stati così bravi a coordinarle che, all’apertura del libro, pare innalzarsi all’unisono il canto dell’inno nazionale.

Commuove subito l’elenco di pagina tre: centosettantadue nomi che, se scanditi come un appello,  grazie alla consuetudine di onorare i padri nei nomi assegnati ai figli, si vedrebbe la piazza popolarsi, come se il tempo non fosse trascorso.

Qui l’astratto diventa concreto e si può toccare con mano: concetti come “L’Italia siamo noi”  e  “Noi siamo la storia”, che tante volte si son  sentiti  declamare, senza mai comprenderli, perché giungevano  come parole astruse, vuote, svelano appieno il loro significato. Qui la storia si fa reale, viva, dolorosa, nostra.

E’ con religioso rispetto che si voltano le pagine, colti dalla sensazione di trovarsi in  territorio sacro e d’aver iniziato un pellegrinaggio a tappe: la fretta non è contemplata, perché è inevitabile perdersi  ogni volta tra foto, notizie,  date e commozione.

Gli autori non hanno mancato un paletto al loro percorso. In questo libro si possono trovare ricerche di storia generale con date e possibili concause scatenanti i conflitti;  foto e biografie di ogni soldato di Veglie; modulistica di reclutamento e arruolamento; documentazioni di prigionia; statistiche; vicissitudini individuali; testimonianze dirette dei sopravissuti o dei loro parenti; promozioni; croci e medaglie al merito e al valor militare; verbali di irreperibilità e/o decesso; pagine di diario e   corrispondenza. Tutto accompagnato  da commenti sensibili e pertinenti.

Ai  lettori  resta il compito di meditare su quanta  bella gioventù abbia  indossato, con orgoglio ed eleganza, la divisa militare. Su quale tributo di anni più belli sia stato versato dai giovani vegliesi, o/e salentini, alla Madre Patria. E sui troppi estremi sacrifici, perché, scorrendo le biografie, non sempre  si vede apparire la  voce “congedo”.

Troviamo che qualche militare ha ottenuto promozioni sul campo, altri onorificenze al merito… alla maggior parte è  toccata solo la  fortuna di aver  potuto  far ritorno a casa…

Ma adesso, qui,  chi ha  l’onore di scandire i tanti  nomi; di conoscere la storia militare di ognuno;  di leggere tra le righe delle pagine di diario e della scarna corrispondenza quell’enorme generosità che li animava, non può che riconoscere a tutti l’appellativo di eroi.

Erano tempi diversi, ma la gioventù non è uno stato che subisce la moda:  basta  passare in rassegna le fotografie per scoprirli, allegri, ironici, scanzonati ad ogni minima occasione di rilassamento. Questo anche nei campi di prigionia.  Ma non erano che sprazzi di tempo, subito dopo tornavano ad essere soltanto “soldati” o prigionieri di guerra, ligi al dovere. La giovane età, repressa e  sacrificata, neppure col ritorno a casa, gli sarebbe mai più  stata restituita.

Quando era loro concesso, scrivevano a casa i nostri  soldati, non  per chiedere  consolazioni, ma per  rincuorare, loro,  i propri genitori. Dicevano sempre che se la passavano bene, che la loro salute era ottima; che presto tutto sarebbe finito  e che, così come era passato il lungo tempo di lontananza, così sarebbe passato quel poco che mancava al momento del riabbraccio, perché  la fede nel ritorno non mancava mai.

Il loro pensiero era sempre rivolto a casa e ai problemi familiari:  esprimevano la loro soddisfazione se erano stati informati  che si era provveduto alla semina e alla piantumazione;  che il grano era stato mietuto.  I fratelli maggiori, arruolati,  cercavano di responsabilizzare i minori rimasti a casa, affinché alle madri non mancasse il sostegno materiale. Ogni volta, i saluti erano prima per i familiari e  poi, via via, estesi  a parenti, vicini, amici e a tutti quelli che chiedevano di loro. Nelle brevi lettere trovavano spazio anche  notizie rassicuranti per le  famiglie di altri commilitoni.

Giulia Siciliani e Cosimo Fai, con il loro “Per mare per cielo per Terra, hanno ridato voce  ai tanti militari vegliesi, affinché potesse arrivare fino a noi,  forte e chiara, fino a scuoterci, l’unica richiesta che esprimevano  per se stessi: quella di non essere dimenticati.

Leggere questo libro, è doveroso da parte nostra. Verrà poi spontaneo ringraziare con riconoscenza, ad uno ad uno i  nostri soldati, ovunque essi siano, perché  è merito loro e  dei loro immani sacrifici,   se oggi noi viviamo in regime di  Libertà.

 

Fratelli d’Italia…

 

14 aprile 2009

Dania