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  Lorenzo Centonze   - 21 Gennaio 2010

 

Un caso di coscienza

Prendo spunto dagli interventi che negli ultimi giorni si stanno susseguendo sulle pagine del web circa le future elezioni comunali, per condividere con tutti gli interessati, alcune personali riflessioni sul tema.

 

Premetto brevemente di essere fermamente convinto della bontà e della necessità che in una competizione locale come può essere quella delle elezioni comunali a Veglie, si formino delle liste trasversali agli schieramenti politici, ma come spesso accade in una realtà complessa come può essere una comunità cittadina, i se ed i ma sono d’obbligo.

Il primo “ma” a cui mi viene da pensare riguarda la necessità di un’eventuale lista trasversale (detesto personalmente l’utilizzo del termine “lista civica” perché lo ritengo un surrogato del termine “politica” adattato in chiave anti-partitica).

Una composizione eterogenea di candidati di diversa estrazione politica all’interno di un’unica lista si giustifica in un contesto di elevata instabilità sociale. Mi viene da pensare all’assemblea costituente del ’46, ma in quella storica circostanza il bisogno di cambiamento e la bruciante esperienza della dittatura erano tali da accomunare i costituenti in un unico progetto di rinascita. Vi era un elevato e nobile fine comune.

Nell’attuale situazione Vegliese non mi sembra si sia assistito ad una grave lacerazione sociale e/o ad uno stravolgimento della regolare vita democratica. Tale fattore sicuramente indebolisce la dedizione e la volontà dei potenziali candidati a tale progetto, sebbene le mancanze e gli errori dell’attuale amministrazione siano unanimemente condivisi. E’ per questo motivo che, tutto sommato, si sta ancora discutendo sulla possibilità e non già su un programma comune. I potenziali candidati sono ancorati ognuno al proprio modo di concepire la politica ed il mandato amministrativo in palio. Ognuno con i vecchi rancori (non vi è alcun riferimento a fatti o persone), le latenti paure, le consolidate convinzioni. Benché tali emozioni esulano dall’appartenenza politica, esse risultano tuttavia più forti di ogni personale disponibilità al sacrificio (politico naturalmente).

 

Il secondo “ma” che mi balena nel cervello risulta strettamente correlato al primo e riguarda proprio le persone. Mi rifaccio per questo ad un concetto religioso che è entrato nel linguaggio comune, chiedendomi quali tra i papabili candidati siano “persone di buona volontà” cioè persone ispirate da un senso di correttezza e onestà d’animo tali da meritare la mia fiducia nella gestione della cosa pubblica. Oppure essendo più tranchant, nella gestione del denaro pubblico?

Personalmente credo che tali persone, seppur rare, esistano nel nostro Paese, sia a destra che a sinistra. Alcune tuttora attive nella vita politica, altre a margine della stessa che si impegnano senza alcun tornaconto a segnalare eventi, anomalie o pericoli per la cittadinanza. Ognuno dei candidati potrà scegliere i propri compagni di viaggio e secondo la mia visione dovrebbe sceglierli perché convinto che la propria visione della politica, seppur separata da bandiere o anni di contrapposizione partitica, abbia una qualche sovrapposizione con quella dell’altro. Dove non si riscontra comunione d’animi non si potrà certo costruirla! Non ci potrà certo essere spazio per i trasformisti, affaristi che aimè intasano le poltrone, screditano la politica e raccolgono il consenso con il bisogno della gente, con il ricatto occupazionale.

 

Il terzo e per il momento ultimo “ma” riguarda proprio il coinvolgimento di tutti gli “uomini di buona volontà” che fino ad ora non sono stati partecipi attivamente. Ce ne sono tanti a Veglie ma probabilmente il continuo screditare la politica non ne facilita il coinvolgimento. Troppo spesso mi è capitato di sentire di non volersi immischiare in “tali” argomenti, con “tali” persone. Ma fare politica (sana) è un gesto d’amore; di amore innanzitutto verso se stessi, verso i propri figli, verso la propria comunità. E’ un amore che se speso bene vale il sacrificio del proprio tempo, della propria professionalità, del proprio contributo.

 

Mi piacerebbe vedere alle prossime elezioni un voto di coscienza; libero da obblighi, cortesie o paure.

 

Veglie, 21 Gennaio 2010

 

Lorenzo Centonze