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Parrocchia

Ss. GIOVANNI BATTISTA

e IRENE

 

Con una una cerimonia molto suggestiva, la comunità vegliese, ed in particolare la parrocchia Ss.Giovanni Battista e Irene, ha ricevuto  in dono dal nuovo parroco don Amelio De Filippis, in occasione della solennità di tutti i Santi del 1° novembre 2001, una pregevole statua in cartapesta raffigurante Santa Irene.

La statua, realizzata nel laboratorio di San Donaci dall'artista Solidea Quercia, è stata accolta all'entrata di Veglie in via Salice da numerosi vegliesi, dalle autorità e soprattutto dalla statua di San Giovanni Battista portata in processione.

In occasione della cerimonia è stato consegnato un opuscolo nel quale era descritta brevemente la storia di Santa Irene che riportiamo di seguito:

IRENE, vergine, venerata a Lecce, santa, martire. (Nata nel 39 d.C. e morta il 4 maggio del 68).

Penelope, era questo il nome di nascita, era figlia di un ricco signore di nome Licinius che, preoccupato di nascondere la sua bellezza agli occhi degli uomini la rinchiuse all' età di sei anni sulla cima di una torre con tredici ancelle al suo servizio.

Istruita da Apelle, discepolo dell' apostolo Paolo, ricevette il Battesimo per le mani di Timoteo. La sera prima le apparve un angelo che la invitò a cambiare nome con quello di Irene che vuol dire "pace", "giacché nel farti cristiana riceverai la vera pace del cuore".

Una volta cristiana, Irene infranse gli idoli che il padre aveva fatto collocare nella torre, e questi, irritato più che mai, la fece legare su un cavallo imbizzarrito per darle la morte; ma mentre ella si salvò, il padre morì pestato dallo stesso cavallo.

I1 popolo le chiese, per amore del suo Dio, di fare qualcosa per il padre. Irene levò gli occhi al cielo e pregò "Signor mio Gesù Cristo, che alle preghiere delle sorelle risuscitasti Lazzaro, degnati di rendere a questo morto la vita affinché tutti sappiano e confessino che tu sei il vero Dio".

A queste parole Licinius si levò in piedi, tornando a vivere, cosa che lo indusse alla conversione, insieme a circa tremila pagani, che avevano assistito al miracolo.

I1 governatore Ampellianus tentò di convincere la bellissima Irene con le lusinghe a desistere dalla fede e, non essendovi riuscito si inferocì a tal punto che, irritato dall'ulteriore resistenza della fanciulla, appena ventinovenne, le inflisse aspri tormenti e poi la fece decapitare.

Nel V secolo a Costantinopoli vi erano già due chiese a Lei dedicate.

Il testo più antico si di lei è la "vita brevis" del Menologio di Basilio II del secolo X.

(dalla Biblioteca Sanctorum)


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