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Dal "Nuovo Quotidiano di Puglia" di mercoledì 16 marzo 2005
Il grande impresario e i suoi progetti: nell'opera rock "Dracula" con la Pfm ci sarà anche l'Orchestra "Schipa" David Zard: «Nel Salento la scuola dello spettacolo»
LECCE - La cultura motore dell'economia, se ne è parlato ieri a Lecce, in una tavola rotonda organizzata dal Centro sperimentale di cultura e formazione, aperta nella chiesa di San Francesco della Scarpa, con gli interventi di personaggi legati allo spettacolo e al mondo delle istituzioni. Tra gli invitati figuravano, tra gli altri, Carmelo Grassi, presidente del Teatro pubblico pugliese, Nicola Deliso, preside della facoltà di giurisprudenza, Loredana Capone, vicepresidente della Provincia di Lecce e, in primo piano, David Zard, uno dei più grandi impresari al mondo, organizzatore di concerti che hanno fatto la storia del rock (Rolling Stones, Bob Dylan, Pink Floyd, Santana, Peter Gabriel, Madonna, Michael Jackson...) ed oggi produttore di spettacolari opere rock come "Notre Dame de Paris" di Riccardo Cocciante e "Tosca" di Lucio Dalla. In discussione, i possibili, "nuovi scenari per la Puglia", una regione che, come sottolinea il Cescuf, vede sempre più forte il legame tra il proprio sviluppo economico e una sempre crescente vivacità culturale. Un aspetto, questo, ben noto anche ad un personaggio come David Zard. Signor Zard, è l'economia che muove la politica e dovrebbe alimentarsi di cultura. Usiamo il condizionale perché sappiamo che non sempre è così... «L'Italia è un Paese che non si rende conto delle meraviglie che possiede. Io arrivo in una città come Lecce che è piena di cose bellissime da vedere ma poi mi ritrovo la sera a non saper che fare. L'Italia è ricca di beni che gli Stati Uniti ricostruoiscono falsi, basti pensare al baraccone di Las Vegas. Ma lì si ritrovano i più grandi talenti della musica e dell'arte, ci sono concerti e convegni, Le Cirque du Soleil ha cinque spettacoli ed Elton John sta lì da quattro mesi. Noi viviamo sul forse, sui ma... e questo è un grande peccato». Cultura e management: come si possono conciliare due mondi apparentemente così distanti? «Non sono inconciliabili, sono due cose che vanno a braccetto. Cultura, management e politica non vanno d'accordo perché la politica dovrebbe preparare il terreno al management per produrre cultura. Noi facciamo spettacolo e non dobbiamo occuparci d'altro, anche se io mi sono trovato a dover costruire a Roma un teatro per "Notre Dame" e non posso farlo anche nelle altre città. Interveniamo nei grossi centri commerciali: i Comuni dando le licenze dovrebbero assicurarsi la costruzione di un teatro di duemila posti. Ma anche di biblioteche e librerie». Cosa si può fare in Puglia? Il cinema ha ormai scelto di investire sul nostro territorio, potrebbe farlo anche la musica? «Noi abbiamo ancora un sistema economico finanziario creditizio che non ha uno studio di quello che è il tempo libero. Se si chiede un prestito per un'operazione culturale loro ancora chiedono quanti mattoni hai da dare in garanzia non sapendo che l'opera dell'ingegno è oggi la più grande ricchezza sul mercato. Bill Gates è diventato l'uomo più ricco del mondo vendendo ingegno. Qui abbiamo un sistema economico che è ancora latifondista». Il suo progetto con la Provincia di Lecce? «Stiamo cercando, un po' in tutta Italia, dei luoghi per fare delle grandi scuole. È stata la Provincia a contattarci. Qui, a Lecce come in tutta la Puglia, c'è una voglia di fare straordinaria. Molti ragazzi pugliesi, cantanti e ballerini, che ho avuto nelle mie opere, sono davvero preparati, hanno una forza unica nel realizzarsi. Io spero che questa proposta si realizzi perché possa diventare trampolino per le altre regioni. Ci sarebbe anche lo spazio adatto». A che punto è l'opera rock ""Dracula" da lei prodotta, scritta da Vincenzo Incenso e musicata dalla Pfm di Franz Di Cioccio? «È quasi completata e già si pensa al grande tour che faremo in tutta Italia con l'Orchestra della Fondazione Ico di Lecce. Stiamo cercando il regista e non penso che debutteremo prima del marzo 2006. La musica è bellissima, la Pfm ha superato i suoi tempi migliori. Poi sto preparando un'altra opera basata sulla Pia de' Tolomei che sta scrivendo Gianna Nannini. E stiamo cercando altre cose da far scrivere. Anche per questo abbiamo bisogno di una scuola». Perché ha lasciato la dimensione internazionale dei concerti? «Ho scelto di produrre l'opera moderna. Il melodramma è nato in Italia, bisogna trasportarlo alle vocalità moderne e all'uso di strumentazioni moderne. Rossini e Verdi scriverebbero oggi per voci e orchestre amplificate». Cosa le hanno insegnato le esperienze internazionali? «Che non esistono frontiere nel mondo dell'arte. Ciò che è bello è bello dappertutto e ciò che è brutto è brutto». Ed è sempre la passione che muove le sue scelte? «Sì, vorrei essere un po' più matematico ma io tiro i conti alla fine, non li faccio mai prima. Qualche volta mi sono trovato in difficoltà ma credo di aver fatto delle cose belle che resteranno nei ricordi di molte persone». Anche i giovani stanno riscoprendo l'opera e sono in tanti ad affollare i vostri provini. «Creiamo la voglia di far parte di un progetto. L'opera la fanno i ragazzi stessi e l'entusiasmo che incontriamo è travolgente. Scoprono una nuova dimensione del lavoro, il lavoro che diverte, il lavoro che anche quando ti paga poco ti fa vivere bene. E nell'opera ci sono tanti altri mestieri che fanno gioire i giovani, come il macchinista, il decoratore, il coreogra1 fo, lo scenografo. C'è un'enorme ebollizione e per questo vorremmo fare queste grandi scuole, per mettere su delle opere e mandarle in giro. Ma abbiamo bisogno dei luoghi, dei teatri da duemila posti per dare poi l'accesso a tutti». Vito Luperto |