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Il Bene Pubblico tra degrado e deturpamento: Il caso di Piazza Enzo Ferrari - Lunedì 15 Novembre 2010

di: Giancosimo Sanghez De Luna, Donato Vese Spagnolo, Marco Delle Donne, Ludovica Bonanno.

 

Prefazione

Il gruppo nasce, in questi ultimi mesi, dall’idea di alcuni dei suoi attuali membri con l’intento di riunire una “cerchia” di amici e conoscenti per plasmare un equipe di lavoro fresca, giovane e piena d’idee. L’età media dei componenti si aggira intorno ai 17 e 25 anni, ragazzi originari della provincia di Lecce, ma dislocati in varie zone dell’ Italia, a formare una sorta di rete che va a scandagliare le più profonde dinamiche sociali, economiche e culturali del nostro paese. L’effetto creato è quello di una visione d’insieme molto profonda, in quanto guardata da varie angolature e da diversi punti di vista. Ogni componente, scelto non a caso, ha come requisito fondamentale “l’essere studente”. Vi è la presenza maggiore, su tutti, di studenti universitari, vista la fascia d’età, ma ciò non impedisce la presenza di studenti della scuola secondaria superiore. Questa scelta non avviene in maniera dispregiativa verso chi ha intrapreso altre strade ma perché l’ateneo o la scuola costituisce il naturale habitat per una migliore partecipazione al gruppo. Difatti ogni componente viene scelto a seconda del percorso di studi intrapreso, in modo da poter fornire soluzioni tecnicamente e scientificamente idonee all’argomento di volta in volta trattato.

Attualmente il gruppo conta al suo interno sulla presenza di ragazzi impegnati nei più svariati settori della conoscenza: si passa dal settore medico-scientifico, economico-giuridico, industriale e umanistico, mettendo a disposizione del gruppo un bagaglio culturale molto ampio e variegato. Il fine, che ha portato alla nascita di questa “squadra”, è quello della denuncia e della contestazione dei punti negativi, i cd. “mali”, che riguardano sia il territorio nazionale che sovranazionale.

Tuttavia troveranno spazio, nella nostra trattazione, anche i piccoli comuni del Salento, laddove possano essere presi a modello per la descrizione di problematiche di portata più generale. Il modo per esprimere la nostra denuncia è ovviamente diffondere e far conoscere le nostre idee a mezzo stampa, sia essa cartacea o digitale.

 

Il Bene Pubblico tra degrado e deturpamento:

Il caso di Piazza Enzo Ferrari


Nei giorni nostri uno dei problemi che affliggono la nostra società è il degrado e la mancanza di tutela del bene pubblico. Ciò riguarda in parte i beni culturali, ma soprattutto quelli di pubblica utilità, nel nostro caso le strutture prettamente urbanistiche a disposizione delle amministrazioni statali. Nella maggior parte dei casi, i beni soggetti a questi fenomeni negativi sono rappresentati da posti “sperduti” quali strade, piazze e finanche interi quartieri, abbandonati al degrado sia architettonico che igienico. Generalmente si suole fare riferimento a zone industriali e quartieri popolari, quelli abitati da gente non in brillanti condizioni economiche e a volte da immigrati.

Lungi dal voler disprezzare alcuno di loro, si vuole invece muovere dall’intentio di rivolgere una critica a talune amministrazioni, che dedicano i loro sforzi burocratici ed economici a tenere ordinati e puliti i centri città, trascurando le zone periferiche o di scarso rilievo, tenuto conto del minore rientro economico che l’amministrazione medesima da queste può ricavare.

La caratteristica di queste zone periferiche, si è osservato, favorisce fenomeni pressoché contigui quali da una parte, il "degrado", per mancata manutenzione, e dall’altra il “deturpamento” per mancata sorveglianza.

Il primo fenomeno messo in luce è di precipua importanza per l'assolvimento dei compiti, di levatura talché costituzionale, spettanti alle pubbliche amministrazioni.

In questa sede pertanto si vuole dimostrare come possa essere deleterio un tipo d’inquinamento considerato nella sua variante non immanente ma meccanica, di conseguenza connessa alla contaminazione biologica e allo stress fisico: il cd. "Inquinamento da degrado" dei beni pubblici. Derivante dalla mancata cura da parte delle istituzioni preposte, questo fenomeno può determinare, laddove non correttamente contrastato ovvero addirittura misconosciuto, conseguenze dannose finanche alla stessa salute degli utenti, cives utilitas dei beni medesimi. Essenziale far notare all’amministrazione come il bene pubblico preso a modello di esemplificazione in questo saggio -Piazza E. Ferrari, Veglie- sia interessato da un importante stato di degrado, i cui fattori principali sono rappresentati da oggetti inquinanti di vario genere: vetro, plastica, latta, cartacce e soprattutto escrementi di animali domestici e no. Si può constatare come tali rifiuti urbani possano risultare particolarmente lesivi per la salute degli utenti del bene, laddove non siano correttamente contrastati con adeguati rimedi. L’inerzia potrà difatti recare conseguenze igienico–sanitarie anche di rilievo. I nostri studi, suffragati dai dati fornitici da alcuni ospedali -per tutti, quello di Santa Maria alle Scotte di Siena- hanno rilevato come ci sia un nesso eziologico tra gli agenti inquinanti di cui sopra e alcune patologie diagnosticate. Tra le più ricorrenti le cd. D.A.C (dermatiti da contatto) ma anche varie lesioni traumatiche dovute ai contenitori variamente disseminati nel verde pubblico. Fenomeno del degrado di beni di pubblica utilità che risulta, si diceva, contiguo all’evolversi di un altro fenomeno, socialmente ed intrinsecamente legato all’assenza d’interventi correttivi da parte della pubblica amministrazione. Analizzando ictu oculi il secondo fenomeno , il quale lede il bene pubblico attraverso il processo di "deturpamento", si è notato come questo possa difatti derivare da involuzioni di tipo urbanistico da una parte e dall’assenza di idonei controlli dall'altra. Entrambe le concause sarebbero principalmente imputabili alla cattiva amministrazione dell'ente, il comune, che a ciò è per legge preposto. Se pertanto i beni che sono siti in zone periferiche patiscono maggiormente l’inadeguato sviluppo architettonico, più inaccettabile, id est inescusabile, apparirà una omissione da parte della P. a . nell’approntare adeguate misure di prevenzione e controllo delle condotte illecite. Da qui la naturale responsabilità di quest'ultima, per culpa in vigilando, laddove fosse chiamata a risarcire eventuali danni derivanti dal suddetto fenomeno. É il caso del deturpamento che colpisce una piazza del comune di Veglie, più su citata, dove i muri di questa, condivisi tra l’altro con un ulteriore struttura pubblica (ndr. una scuola materna), vengono arbitrariamente eretti a monumenti funebri, per commemorare la prematura scomparsa di alcuni giovani membri della comunità cittadina. Un bene pubblico progettato per gente “viva”, nelle cui effigi, l'intento di voler ricordare la memoria del costruttore E. Ferrari si trasforma nel corso degli anni in una esposizione di murales alquanto “macabri”. A molti anni dalla sua istituzione, il lontano 1989, Piazza Ferrari, che rappresenta luogo di ritrovo e svago di ragazzi di varie generazioni, sembra esser diventato un teatro dell’orrore a cielo aperto. In questo luogo si evince, in maniera palmare, come uno dei fenomeni della nostra società più prossima, il c.d. “grafitaggio”, abbia avuto libero sfogo sulle pareti e sulle costruzioni dei sedili in cemento della piazzetta.

Il fenomeno affonda le radici in una società giovanile che sente il bisogno di esprimere in maniera egocentrica ed esuberante le proprie opinioni, che tenta di commemorare le vite portate via dal freddo asfalto con modi pressoché appariscenti, forse mirati all’esaltazione di una propria approvazione personalistica più che all’amicizia della persona tragicamente scomparsa. La difficoltà dei giovani a comunicare si osserva proprio in ciò, nell’uso di mezzi inappropriati alla situazione e dissimulanti le difficoltà di esprimersi altrimenti o solo, si augura, nolenti di farlo. Scrivere sui muri, attaccare cartelloni su di essi significa voler paventare un’espressione del sentimento, quello di dolore, in modo contorto e a tratti surreale, che anziché sfumare, incomprensibilmente dilaga. Una domanda allora sorge sintomatica: si tratta appunto di una visione contorta e confusa della realtà sottoforma dell’esaltazione del proprio ego ovvero della commemorazione, in forma moderna, dei propri cari? É giusto che la memoria di questi ragazzi debba essere sempre viva, ma d’altro canto è anche giusto non trasformare un luogo pubblico in un “tempio dei simulacri dei caduti”, rendendolo contornato dai toni senza dubbio, tetri. Si vuole osservare, argomentando al contrario, come si sia sottovaluta nel non intervento delle istituzioni, un’ulteriore grave conseguenza: il comune come spiegherà al resto dei cittadini l’accoglimento implicito, adottato mediante omissione d’intervento, della ratio discriminatoria sottesa a tale fenomeno? Si badi, ci si riferisce ai tanti altri ragazzi, alle loro famiglie, che oggi sfortunatamente non sono più tra noi giacché perdevano la loro vita nel medesimo modo dei ragazzi commemorati in piazzetta Enzo Ferrari. In questa sede laddove si è voluti dar giusto spazio a un intento sociologico, forse a tratti paternalistico e demagogico, non può mancare però di un necessario profilo prettamente tecnico-giuridico. Il codice penale Rocco, ex art 639 rubricato "deturpamento e imbrattamento di cose altrui" è stato difatti radicalmente innovato dalla legge(L.15/7/2009 n. 94 pubblicata sulla G.U il 24/7/2009) prevedendo un notevole inasprimento delle pene per chi imbratta cose mobili e, immobili, “con graffiti e scritte”, punendo finanche con la reclusione il deturpamento che abbia ad oggetto i secondi. Si evince come la ratio del legislatore, con il nuovo decreto, sia stata quella di un intervento volto a regolare diversi settori del vivere comune, introducendo da un lato nuove misure di sicurezza e dall’altro potenziando l'efficacia repressiva di quelle già esistenti. Si vuole ricordare con ciò alle nostre amministrazioni che il problema attuale é stato già affrontato, mediante naturale delega democratica al nostro parlamento (la sopra citata novella ex art 639 c.p.) stabilendosi inoltre in quella sede, che non è più soltanto compito dei cittadini privati muoversi per denunciare tali fenomeni. Difatti il legislatore, in ossequio alla scelta più efficiente della procedibilità d'ufficio del reato ex art 639 c. p, pone in capo alla pubblica autorità il dovere di perseguire i fatti delittuosi descritti della novellata fattispecie. Si badi che poco sta a cuore rilevare disposizioni normative particolari ancorché importanti come quelle penali. I gesti dei ragazzi in questione sono da qualificarsi come "innocente espressione di un qualsiasi sentimento" e come tali possono e devono trovare libera manifestazione nella dizione figurata del principio, costituzionalmente sancito, della libertà di espressione (ex art 21 Cost.). Esso va tuttavia bilanciato con il principio vincolistico dell'utilizzazione dei beni pubblici (ex art 42 Cost.) da cui le norme penali, su esposte, trovano fondamento. Tale concezione appena ora enunciata, risulterebbe incompleta laddove fosse tenuta nelle strettoie della "fredda" sistematica giuridica. Questa va elevata in un quadro dogmatico certamente più ampio, alla stregua di una lettura sostanzialistica dei principi costituzionalmente garantiti dal nostro ordinamento. I principi ora esposti vanno, infatti, connessi e adeguati alla luce del fondamentale, ancorché inviolabile e inderogabile, principio dell’eguaglianza. Ciò va fatto non limitandosi a considerare il principio ex art 3 Cost. alla luce di una sua dimensione strictu sensu formalistica ma al contrario essenzialmente materialistica. Solo una corretta e attenta lettura di tale principio permette di interpretare tali precetti normativi come vera espressione della libertà dell'uomo, ontologicamente ed empiricamente considerata.

 

Giancosimo Sanghez De Luna

Ha curato l' ambito scientifico.

Corso di laurea in Chimica,

Univerisità "Alma Mater Studiorum", Bologna.

 

Donato Vese Spagnolo

Ha curato l' ambito giuridico, la forma stilistica del saggio.

Corso di Laurea "Law and Economics",

Università "Cattolica del Sacro Cuore", Milano.

 

Marco Delle Donne

Ha curato l' ambito medico-sanitario.

Corso di laurea in I.S.F- Farmacia,

Università degli Studi Superiori, Siena.

 

Ludovica Bonanno

Ha curato l' ambito storico- sociologico.

Curricula sperimentale,

Liceo Classico Statale "G. Palmieri.", Lecce.

 


Gianpaolo Frisenda

Ha descritto l’eziopatogenesi delle malattie e i suoi effetti.

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia- S.I.

Università “Politecnica delle Marche”, Ancona.

 

Dal Quotidiano del 07 Dicembre 2010, (versione del saggio in formato "cronaca").

 

 

Il Bene Pubblico tra degrado e deturpamento:

Il caso di Piazza Enzo Ferrari


Uno dei problemi che affliggono la società è l’assenza di tutela dei beni di pubblica utilità. Beni come strade, piazze e interi quartieri, sono abbandonati al deterioramento architettonico e igienico, presupposti questi che  favoriscono fenomeni contigui quali il degrado e il deturpamento.

Il bene pubblico preso a modello -Piazza E. Ferrari, Veglie- è interessato da un’intensa fase di degenerazione, i cui fattori principali sono indicati dalla presenza di rifiuti inquinanti di vario tipo. Questi possono rivelarsi lesivi per la salute degli utenti del bene. Le nostre indagini hanno, infatti, rilevato un nesso di causalità tra gli agenti inquinanti e l’alto grado di verificabilità di alcune patologie. Tra queste le più importanti sono le dermatiti da contatto e le lesioni traumatiche dovute ai rifiuti disseminati nel verde pubblico. E’ stata anche rilevata la presenza di batteri “Escherichia Coli”, causa di molteplici infezioni gastro-intestinali e altre più gravi affezioni. A ciò si aggiunge l’evolversi di un altro evento lesivo del bene: il processo di "deturpamento", derivante da involuzioni di tipo urbanistico e assenza d’idonei controlli della P. a.

Le concause sono imputabili al comune, che a ciò è per legge preposto. Se pertanto i beni, siti in zone periferiche, patiscono maggiormente l’inadeguato sviluppo architettonico, più inescusabile apparirà un comportamento omissivo della P. A. nell’approntare adeguate misure di prevenzione e controllo delle condotte illecite. Sono proprio l’illiceità di alcune condotte ad abbattersi sui  muri della medesima piazza E. Ferrari, ergendoli arbitrariamente a monumenti funebri per commemorare la  scomparsa di alcuni giovani membri del paese, vittime  della strada. Un bene pubblico la piazza, intitolata nel 1989 all’ing. Enzo Ferrari, progettata per gente “viva” poiché luogo di ritrovo dei ragazzi di varie generazioni, ma che oggi  va trasformandosi in teatro dell’orrido. É qui che uno dei fenomeni della società post-moderna, il graffitismo, trova libero sfogo sulle pareti della piazza, deturpandola senza alcuna pietà.

L’accaduto costituisce reato. Il codice penale, prevede al riguardo un notevole inasprimento della pena per chi imbratta cose mobili e immobili, con graffiti e scritte, punendo il reo finanche con la reclusione. Il legislatore ha recentemente  stabilito che non è più solo compito dei cittadini privati "muoversi" per denunciare tali reati ma anche della pubblica autorità, la quale ha il dovere di perseguire d'ufficio i fatti delittuosi ascritti.

Il fenomeno sembra affondare le radici in una società che sente il bisogno di esprimere in modo esuberante le proprie opinioni. La difficoltà dei giovani a comunicare si evince dall’uso di mezzi surrettizi. Scrivere sui muri, attaccare cartelloni pare voler paventare un’espressione del sentimento di dolore, in modo contorto e a tratti surreale. Un quesito viene alla mente: si tratta davvero della commemorazione, in forma moderna, dei propri cari o di una visione inappropriata della realtà che sfocia nell’esaltazione del proprio ego? É giusto che la memoria di questi ragazzi debba essere sempre viva, ma d’altro canto è senz’altro legittimo non trasformare questo luogo pubblico in “tempio dei caduti”. Se cosi si è deciso, il comune come avrà la coerenza e il coraggio di spiegare agli altri genitori, che perdevano un proprio figlio allo stesso modo dei ragazzi raffigurati in piazzetta, che lì, "a Ferrari", un posto per i loro cari non c'è e non ci potrà mai essere…

 

Questa sintesi è uno stralcio di un saggio.   Il testo completo si trova sui siti: www.veglienews.it, www.veglieonline.it, www.controvoci.com

 

 

Giancosimo Sanghez De Luna

Ha curato l' ambito scientifico.

Corso di laurea in Chimica,

Univerisità "Alma Mater Studiorum", Bologna.

 

Donato Vese Spagnolo

Ha curato l' ambito giuridico, la forma stilistica del saggio.

Corso di Laurea "Law and Economics",

Università "Cattolica del Sacro Cuore", Milano.

 

Marco Delle Donne

Ha curato l' ambito medico-sanitario.

Corso di laurea in I.S.F- Farmacia,

Università degli Studi Superiori, Siena.

 

Ludovica Bonanno

Ha curato l' ambito storico- sociologico.

Curricula sperimentale,

Liceo Classico Statale "G. Palmieri.", Lecce.


 

Gianpaolo Frisenda

Ha descritto l’eziopatogenesi delle malattie e i suoi effetti.

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia- S.I.

Università “Politecnica delle Marche”, Ancona.